Guerra civile siriana

Guerra civile siriana
parte della primavera araba e dell'inverno arabo
Situazione militare attuale a dicembre 2024:

     Repubblica Araba di Siria (SAA)

     Governo Provvisorio Siriano (SNA) con truppe della Turchia

     Esercito Commando Rivoluzionario con truppe degli Stati Uniti

     Governo della Salvezza (HTS)

     Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est (SDF) con truppe degli Stati Uniti

     Fronte Meridionale

     Terra di nessuno

 Stato Islamico (ISIS)

Data15 marzo 2011in corso
(13 anni e 270 giorni)
LuogoSiria, con sconfinamenti in Libano, Turchia e Giordania; collegata alla guerra civile in Iraq
EsitoConflitto in corso
Schieramenti
Siria (bandiera) Siria Siria (bandiera) Miliziani filogovernativi
Hezbollah[6]
...e altri
Supporto da:
Iran (bandiera) Iran[7]
Russia (bandiera) Russia (dal 2015)[8]
Cina (bandiera) Cina[9]
Corea del Nord (bandiera) Corea del Nord[10]
Egitto (bandiera) Egitto
Iraq (bandiera) Iraq (2017–2019)
Governo Provvisorio Siriano

Miliziani antigovernativi
...e altri
Supporto da:
Turchia (bandiera) Turchia (dal 2016)
Qatar (bandiera) Qatar[8]
Libia (bandiera) Libia (dal 2012)[11][12]
Israele (bandiera) Israele[13]
Regno Unito (bandiera) Regno Unito (2011–2018)[14]
Francia (bandiera) Francia (2011–2018)[15]
Stati Uniti (2011–2017)[16][17]
Canada (2012–2018)[18]
Germania (bandiera) Germania (2012–2018)[19]
Arabia Saudita (bandiera) Arabia Saudita (2012–2017)
Giordania (bandiera) Giordania (2012–2017)[20]
Emirati Arabi Uniti (bandiera) Emirati Arabi Uniti (2012–2016)[21]
Bahrein (bandiera) Bahrein (2012–2016)
Egitto (bandiera) Egitto (2012–2013)
Paesi Bassi (2014–2018)
Norvegia (bandiera) Norvegia (2016–2018)


Governo della Salvezza

Al Qaida[22][23]
Fronte al-Nusra (2012–2016)
Supporto da:
Turchia (bandiera) Turchia (2012–2017)
Arabia Saudita (bandiera) Arabia Saudita (2012–2017)
Qatar (bandiera) Qatar (2012–2017)


Fronte Islamico
Ahrar al-Sham[24]
Supporto da:
Turchia (bandiera) Turchia
Qatar (bandiera) Qatar
Arabia Saudita (bandiera) Arabia Saudita


Stato Islamico (dal 2013)[25]
Al Qaida (2013–2014)
Supporto da:
Arabia Saudita (bandiera) Arabia Saudita
Contestato il supporto da parte di altri stati sunniti prima e durante gli scontri tra il gruppo e le altre formazioni ribelli.[26][27][28]
AANES
Forze Democratiche Siriane
Unità di Protezione Popolare
Brigata Internazionale di Liberazione
...e altri
Supporto da:
Stati Uniti (dal 2014)
Russia (bandiera) Russia (dal 2015)
Francia (bandiera) Francia (dal 2016)
Emirati Arabi Uniti (bandiera) Emirati Arabi Uniti[1]
Arabia Saudita (bandiera) Arabia Saudita (dal 2018)[2]
Iraq (bandiera) Iraq (fino al 2018)[3]
Governo Regionale del Kurdistan[4]
Partito dei Lavoratori del Kurdistan[5]
Unione Patriottica del Kurdistan (dal 2013)
Partito Democratico del Kurdistan (2013–2015)
CJTF – OIR
Comandanti
Siria (bandiera) Bashar al-Assad
Siria (bandiera) Maher al-Assad
Siria (bandiera) Ali Abd Allah Ayyub
Siria (bandiera) Fahd Jāsim al-Furayj
Siria (bandiera) Dāwūd Rājiḥa
Siria (bandiera) Muḥammad Ibrāhīm al-Shaʿār
Siria (bandiera) Walīd al-Muʿallim
Siria (bandiera) Issam Hallaq
Siria (bandiera) Suheil al-Hassan
Siria (bandiera) Issam Zahreddine
Siria (bandiera) Rafiq Shahadah
Iran (bandiera) Ali Khamenei
Iran (bandiera) Qasem Soleimani[30]
Russia (bandiera) Vladimir Putin
Hassan Nasrallah
Abdel al-Ilah al-Bachir[31]
Salim Idris
Riyāḍ al-Asʿad
Muṣṭafā Aḥmad al-Shaykh
Jamal Maarouf
Hadi al-Bahra
Ahmad Jarba
George Sabra
Muʿādh al-Khaṭīb
Turchia (bandiera) Recep Tayyip Erdoğan
Turchia (bandiera) Zekai Aksakallı
Turchia (bandiera) İsmail Metin Temel

Abu Muhammad al-Jawlani[32]
ʿAbd al-Qādir Ṣāliḥ[33]


Aḥmad Abū ʿĪsā[34]


Abū Bakr al-Baghdādī
Abu Omar al-Shishani
Abu Ibrahim al-Qurayshi
Abu al Hasan al Hashimi al Qurashi
Abu al-Hussein al-Husseini al-Qurashi
Abu Hafs al-Hashimi al-Quraishi
Salih Muslim Muhammad
Îlham Ehmed
Riad Darar
Nubar Ozanyan
Stephen J. Townsend[29]
Effettivi
Forze armate siriane:
200.000 soldati (2011)[37]
178.000 soldati (2013)[38]
Forza Nazionale di Difesa: 80.000
Shabiha: 10.000[39]
Jaysh al-Sha'bi: 50.000[40]
Brigata al-ʿAbbās: 10.000[41]

Hezbollah: 5.000[42][43]

Milizie sciite iraniane: 10.000[44]
Milizie irachene: 4.000 - 5.000[43]
Esercito Siriano Libero: 90.000 - 100.000[45]
Fronte Islamico: 45.000[46]
Fronte Al-Nusra (Tahrir Al-Sham): 16.000[47][48]
Combattenti non siriani: 5.000[49] - 20.000 (2014)[50]

Stato Islamico:
8.500[51] (2013) - 50.000[52]
Forze Democratiche Siriane (curdo-arabe): 57.000 – 80.000[35][36]
YPG: 36.000
YPJ: 23.000
Perdite
59.006 soldati delle forze armate
41.564 paramilitari della Forza Nazionale di Difesa e altre milizie affiliate al governo
1.321 Hezbollah
5.163 altri miliziani non siriani
28 militari russi uccisi
(fonte SOHR, settembre 2016)[55]
52.359 ribelli siriani uccisi

52.031 combattenti stranieri (in gran parte membri di ISIS e al-Nusra) uccisi (fonte SOHR, settembre 2016)[55]
11.000 combattenti SDF uccisi, 21.000 feriti (marzo 2019)[53][54]
250.000 morti totali (marzo 2011- agosto 2015, fonte ONU)[56]
570.000+ morti totali, 2.800.000 feriti e mutilati[57][58]
~ 12.000.000 sfollati totali, di cui oltre 6.000.000 rifugiati all'estero[59][60][61].

Danni economici per circa 400 miliardi di dollari, equivalenti a una recessione di almeno 30 anni.[62][63]
Voci di guerre presenti su Wikipedia

La guerra civile siriana (in arabo الحرب الأهلية السورية?, al-Ḥarb al-ahliyya al-sūriyya) o rivoluzione siriana (in arabo الثورة السورية?, al-thawra al-sūriyya) ha avuto inizio nel 2011 in Siria, vedendo contrapposti vari gruppi armati: all'inizio le forze a sostegno del governo e quelle di opposizione al governo (ESL), in seguito altri, fra cui l'YPG e l'ISIS. A supporto delle forze governative si sono schierati Hezbollah, l'Iran e la Russia, intervenendo direttamente nel conflitto. Con l'intervento contro l'ISIS è stato dato supporto militare alle milizie settarie sciite dell'Iran provenienti dall'Iraq e all'YPG (affiliato al PKK); vi è stata inoltre un'invasione turca al nord.

Il 15 marzo 2011 sono iniziate le manifestazioni pubbliche e pacifiche in tutto il paese contro il governo, parte del contesto più ampio della primavera araba.[64]

Gli organi dirigenti del Partito Ba'th e lo stesso presidente appartengono alla comunità religiosa alawita, una branca dello sciismo che è tuttavia minoritaria in Siria. L'Iran sciita, con i suoi alleati, è dunque intervenuto a protezione del governo siriano: combattenti iraniani sono presenti a fianco delle forze armate siriane per mantenere al potere il governo di stampo sciita.[65][66][67] Il fronte governativo è inoltre sostenuto da combattenti sciiti provenienti da altri paesi, fra cui l'Iraq e l'Afghanistan.[68][69] Il fronte dei ribelli è stato supportato dall'Arabia Saudita, con l'obiettivo di contrastare la presenza sciita in Medio Oriente. La Turchia, invece, sfruttando la sua influenza sui ribelli siriani, ha fatto spostare combattenti nelle regioni di suo interesse.[70][71][72]

In ambito ONU si è verificata una spaccatura tra Stati Uniti, Francia e Regno Unito, che hanno espresso sostegno ai ribelli,[73] e Cina e Russia, che invece sostengono il governo siriano sia in ambito diplomatico sia in quello militare.[74][75]

Le organizzazioni internazionali hanno accusato le forze governative e i miliziani Shabiha di usare i civili come scudi umani, di puntare intenzionalmente le armi su di loro, di adottare la tattica della terra bruciata e di eseguire omicidi di massa; i ribelli antigovernativi sono stati accusati di violazioni dei diritti umani tra cui torture, sequestri, detenzioni illecite ed esecuzioni di soldati e civili.[76][77]

L'accezione "guerra civile" per descrivere il conflitto in atto è stata usata il 15 luglio 2012 dal Comitato Internazionale della Croce Rossa, che ha definito la crisi siriana un «conflitto armato non internazionale».[78]

Intensi combattimenti sono ripresi nel novembre 2024 con una grande offensiva ribelle nel nord-ovest, guidata da Tahrir al-Sham e sostenuta da gruppi alleati nell'Esercito Nazionale Siriano, durante la quale sono state conquistate Aleppo, Hama e Homs. Successivamente, i ribelli meridionali che in precedenza si erano riconciliati con il governo hanno lanciato la propria offensiva, catturando Daraa e Suwayda. L'Esercito Siriano Libero e le Forze Democratiche Siriane hanno condotto rispettivamente le loro offensive a Palmira e Deir ez-Zor. Entro l'8 dicembre, le forze ribelli avevano conquistato la capitale, Damasco. In seguito a ciò, il regime baathista è crollato, con al-Assad in fuga a Mosca[79]. Lo stesso giorno, Israele ha lanciato un'operazione nel Governatorato di Quneitra in Siria.

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