Guerra dei mercenari

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Guerra dei mercenari
i due capi principali della rivolta: l'italico Spendio (a sinistra) e l'africano Mato (a destra)
Data240 - 238 a.C.
LuogoTunisia
EsitoVittoria di Cartagine
Schieramenti
CartagineMercenari di Cartagine e sudditi Libici
Comandanti
Annone,
Amilcare,
Annibale † (non Annibale figlio di Amilcare)
Spendio†,
Mato†,
Autarito†,
Narava (che successivamente si unì ai Cartaginesi),
Zarza
Effettivi
sconosciutiValutati oltre 90.000 (20.000 dalla Sicilia + oltre 70.000 Libici + oltre 2.000 Numidi)
Perdite
sconosciuteimprecisate oltre 50.000
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La guerra dei mercenari (detta anche guerra libica)[1] fu un conflitto armato combattuto sul territorio africano di Cartagine tra il 240 e il 238 a.C. che vide di fronte le truppe regolari della città e le milizie mercenarie dell'esercito cartaginese che si erano ribellate dopo la fine della prima guerra punica. La guerra, narrata da Polibio con dovizia di particolari, fu caratterizzata dalla straordinaria crudeltà dispiegata da entrambe le parti, dalle alterne vicende e dalla violenza dei combattimenti.

Il conflitto, definito da Polibio "guerra inesorabile" o "guerra senza possibilità di tregua"[2], inizialmente vide i notevoli successi dei mercenari capeggiati da due abili condottieri, l'italico Spendio e l'africano Mato. Dopo l'assunzione del comando di Amilcare Barca, i cartaginesi riuscirono ad avere infine la meglio e distrussero le milizie ribelli, procedendo ad una sanguinosa repressione finale; i capi mercenari furono tutti uccisi.

  1. ^ K. Christ, Annibale, p. 43.
  2. ^ S. Lancel, Annibale, p. 26.

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