Per guerra dei trent'anni si intende una serie di conflitti armati che dilaniarono l'Europa centrale tra il 1618 e il 1648. Fu una delle guerre più lunghe e distruttive della storia europea.[5] La guerra può essere suddivisa in quattro fasi: boemo-palatina (1618–1625), danese (1625–1629), svedese (1630–1635) e francese (1635–1648). Ci sono inoltre storici che riconoscono anche l'esistenza di una quinta fase oltre alle quattro canoniche: il "periodo italiano" (1628-1631), corrispondente alla guerra di successione di Mantova e del Monferrato,[6] assieme al quale si possono prendere in considerazione anche i precedenti scontri in Liguria della guerra Savoia-Genova del 1625.
Iniziata come conflitto tra gli Stati protestanti e quelli cattolici nel frammentato Sacro Romano Impero, progressivamente si evolse in una guerra su vasta scala, coinvolgendo la maggior parte delle grandi potenze del Vecchio Continente, inquadrandosi nell'ambito della rivalità franco-asburgica per l'egemonia sulla scena europea.
La guerra ebbe inizio quando il Sacro Romano Impero cercò d'imporre l'uniformità religiosa sui suoi domini. Gli Stati protestanti del nord, indignati per la violazione dei loro diritti acquisiti con la pace di Augusta, si unirono formando l'unione evangelica. L'impero contrastò immediatamente questa lega, percependola come un tentativo di ribellione, suscitando le reazioni negative di tutto il mondo protestante. La Svezia intervenne nel 1630, lanciando un'offensiva su larga scala nel continente. La Spagna, intenzionata a piegare i ribelli olandesi, intervenne con il pretesto di aiutare il suo alleato dinastico, l'Austria. Temendo l'accerchiamento da parte delle due grandi potenze degli Asburgo, la cattolica Francia entrò nella coalizione a fianco dei territori protestanti tedeschi per contrastare l'Austria.
La guerra, caratterizzata da gravissime e ripetute devastazioni di centri abitati e campagne, da uccisioni di massa, da operazioni militari condotte con spietata ferocia da eserciti mercenari spesso protagonisti di saccheggi, oltre che da micidiali epidemie e carestie, fu una catastrofe epocale, in particolare per i territori dell'Europa centrale.[7] Secondo l'accademico Nicolao Merker, la guerra dei trent'anni, che avrebbe provocato 12 milioni di morti, fu "in assoluto la maggiore catastrofe mai abbattutasi" sulla Germania.[8]
Il conflitto si concluse con i trattati di Osnabrück e Münster, che complessivamente prendono il nome di pace di Vestfalia (1648). Gli eventi bellici modificarono il precedente assetto politico delle potenze europee. L'incremento del potere dei Borbone in Francia, la riduzione delle ambizioni degli Asburgo e l'ascesa della Svezia come grande potenza crearono nuovi equilibri di potere nel continente. La posizione dominante della Francia contraddistinse la politica europea fino al XVIII secolo, quando, in seguito alla guerra dei sette anni, la Gran Bretagna assunse un ruolo centrale. Fu sancita una certa libertà religiosa, consentendo ai sudditi di professare - almeno in privato - una religione diversa rispetto a quella del proprio sovrano (obbligo che invece era imposto con la Pace di Augusta del 1555, sancendo la contrapposizione politica tra cattolici e protestanti). Si poneva così fine a oltre un secolo di guerre di religione iniziate con lo scisma luterano. Con la pace di Vestfalia venne stabilito anche il diritto di non ingerenza negli affari interni degli Stati, un principio fondamentale della diplomazia moderna.