Habiru

Presenza di habiru durante il Tardo Bronzo IIA, secondo le lettere di Amarna

"Ḫabiru" (talvolta hapiru o 'apiru, forse con il significato di 'sporco', 'impolverato') è un termine in accadico babilonese, usato nel II millennio a.C. dai popoli della Mezzaluna Fertile per indicare genti variamente descritte come ribelli, fuorilegge, razziatori, talvolta asserviti o utilizzati come mercenari. Si trattava dunque di una variegata classe sociale, che cumulava tutti coloro che vivevano ai margini della società, tipicamente per sfuggire ai creditori e ad un destino di asservimento.[1][2]

Il termine ricorre, in particolare, in sette delle lettere di Amarna (XIV secolo a.C.), un archivio di missive tra il faraone e altri re (pari grado o minori), gettando luce su un periodo, quello del Tardo Bronzo antico-orientale, denso di acute tensioni sociali ed economiche, in gran parte provocate dal progressivo indebitamento dei contadini.[3] Fu anzi con la scoperta delle Lettere, negli anni ottanta dell'Ottocento, che il termine habiru si impose all'attenzione degli studiosi. Successivamente, il termine fu rintracciato in documenti provenienti da Alalakh, Nuzi, Hattusa, Ugarit, Nippur, Babilonia.[4]

La maggior parte delle attestazioni del termine sono in babilonese, ma i habiru sono talvolta menzionati anche in sumero (SA.GAZ, termine che in altri contesti significa 'ladro'), in ugaritico ('prm), in egizio ('pr.w).[4]

  1. ^ Scheda su sapere.it.
  2. ^ (EN) Anson Rainey, Who Were the Early Israelites?, Biblical Archaeological Review 34:06, Nov/Dec 2008, 51-55.
  3. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore liv30
  4. ^ a b Van De Mieroop, p. 180.

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