Huh era l'aspetto maschile di una divinità primordiale mentre la forma femminile, o paredra, era Huhet. Insieme formavano una delle quattro coppie primigenie dell'Ogdoade ermopolitana ed entrambi rappresentavano l'infinito, inteso più come concetto di tempo che di spazio.
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Huh
Huh era raffigurato, in un primo momento come rana oppure come uomo con testa di rana ma durante il Medio Regno assunse aspetto completamente umano e divenne il dio dell'eternità.[1]
La caratteristica che lo distingueva dagli altri dei, era che veniva rappresentato genuflesso, con le braccia alzate e con un ramo di palma in entrambe le mani e raramente, solo uno. Aveva un piccolo ramo anche come copricapo. Rappresentati di profilo secondo i canoni artistici, questi rami simboleggiavano il trascorrere del tempo e le dentellature indicavano gli anni trascorsi. Terminavano con il glifo di un girino, che significava "centinaia di migliaia" e un anello denominato shen, simbolo dell'illimitato scorrere del tempo, ossia l'eternità, e precursore del cartiglio come simbolo di protezione.
Essendo dio dell'infinito, Huh rappresentava, con le braccia alzate, il glifo heh
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indicante "milioni",
in senso specifico ed in senso generico "un'infinità di cose" e per questo motivo gli è stato dato l'appellativo di "dio dei milioni di anni". Con questo significato è stato riprodotto, inginocchiato, nel vaso di alabastro del giubileo reale ritrovato nei magazzini della piramide di Saqqara.
Le braccia sollevate lo possono fare confondere con Shu dal quale si distingue perché, quest'ultimo, ha come copricapo una piuma. Ma assimilato a lui, Huh, è stato rappresentato, in piedi, mentre tiene sollevata Nut e Mehetueret.
Numerose sono le rappresentazioni di Huh, in particolare sugli oggetti del corredo funebre del re Tutankhamon. Almeno tre le più significative:
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