Nella teologia cristiana, l'imitazione di Cristo (talvolta anche Cristomimesi, dal greco Χριστός, "Cristo" e μίμησις, "imitazione") è una pratica che segue letteralmente l'esempio di Gesù Cristo, non solo a livello spirituale, ma anche a livello fisico e nelle opere della vita quotidiana.[1][2][3] Nel cristianesimo orientale il termine Vita di Cristo è solitamente usato per indicare il medesimo concetto.[1]
L'ideale dell'imitazione di Cristo è stato un elemento importante dell'etica e della spiritualità cristiana.[4] Riferimenti a questo concetto e alla sua pratica si ritrovano sin dai primi documenti del cristianesimo come ad esempio le Lettere di Paolo.[3]
Sant'Agostino vedeva l'imitazione di Cristo come un proposito fondamentale per la vita del buon cristiano, come rimedio all'imitazione dei peccati di Adamo.[5][6] San Francesco d'Assisi credeva nell'imitazione fisica e spirituale di Cristo, abbracciando il tema della povertà e predicando come Gesù che era nato povero ed era morto nudo sulla croce.[7][8] Tommaso da Kempis, scrisse il volume Imitazione di Cristo basato proprio sull'interiorizzazione della vita di Cristo nella propria e dal ritiro dalle velleità del mondo.[9]
Il tema dell'imitazione di Cristo è esistito anche nella teologia bizantina come si evince dal volume Vita di Cristo di Nicola Cabasila del XIV secolo.[1][10]
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