Inanna

Impressione di un sigillo a cilindro accadico con Inanna che poggia il piede su un leone mentre Ninšubur le sta di fronte in segno di obbedienza, c. 2334- 2154 a.C.
Dettaglio di un kudurru del re babilonese Meli-Šipak (1186-1171 a.C.), conservato al Museo del Louvre di Parigi. La stella a otto punte, che indica il pianeta Venere, è il simbolo della dea mesopotamica Inanna/Ištar.

Inanna (anche Inana; cuneiforme sumerico: , dIN.AN.NA, forse con il significato di "Signora del Cielo"[1], anche dMÚŠ[2] con il significato di "Splendente"; in dialetto emesal: gašan.an.na) è la dea sumera della fecondità, della bellezza e dell'amore, inteso come relazione erotica (con l'epiteto di nu.gig, inteso come "ierodula") piuttosto che coniugale[3]; successivamente assimilata alla dea accadica, quindi babilonese e assira, Ištar (anche Eštar). Inanna/Ištar è la più importante divinità femminile mesopotamica[4]. Inanna era anche dea della guerra, della giustizia, dell'agricoltura e regolava i cicli della natura. La sua natura dualistica (dea delle piogge gentili ed assassine) la rende una delle figure più interessanti della mitologia arcaica. Inanna incarnava la massima rappresentazione divina. La poetessa e sacerdotessa Enheduanna, i cui poemi risalenti al XXIV sec. a.C. rappresentano i primi esempi di poesia mai ritrovati, elevò Inanna a dea principale dell'intero pantheon sumero nella sua opera "L'esaltazione di Inanna".

  1. ^ Da Nin.ana, Jeremy Black e Anthony Green, p. 108
  2. ^ Il segno MÚŠ che rappresenta il suo nome deriva da un arcaico pittogramma che indica lo stelo arrotolato di una canna. Leick
  3. ^ Leick. Da tener presente che per Black e Green «Inana is not a goddess of marriage, nor is she a mother goddess»
  4. ^ «The goddess Inana or Istar was the most important female deity of ancient Mesopotamia at all periods.» (Black e Green, p.108).

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