Incidente di Imo

Incidente di Imo
Un nishiki-e d'epoca che raffigura l'attacco alla legazione giapponese a Seul
Data23 luglio 1882
LuogoSeul, Corea
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L'incidente di Imo (임오군란?, 壬午軍亂?, ImogunlanLR, ImogunlanMR)[1], ricordato a volte come ammutinamento di Imo, rivolta dei soldati o in giapponese Jingo-gunran[2], fu una violenta rivolta scoppiata a Seul nel 1882. Ebbe inizio il 23 luglio 1882 ad opera di soldati dell'esercito Joseon, ai quali si unì successivamente una parte della popolazione. I motivi della rivolta furono sia il sostegno di re Gojong alle riforme e alla modernizzazione del Paese, sia l'impiego di consiglieri militari giapponesi[3]. Alcune fonti sostengono che la scintilla della rivolta furono delle voci diffusesi tra i soldati coreani, secondo le quali la nuova struttura dell'esercito avrebbe previsto la presenza di ufficiali giapponesi[2]. Alcuni spiegano il dilagare della violenza con le scelte e i comportamenti provocatori dei consiglieri militari giapponesi che dal 1881 stavano addestrando la prima forza militare moderna della Corea, il Pyŏlgigun (o Byeolgigun, Gyoryeonbyeongdae, Waepyeolgi)[4]. La causa scatenante della rivolta è però generalmente attribuita al mancato pagamento del salario ai soldati[5], che trovarono sabbia e riso scadente nelle loro razioni[6]. All'epoca, i soldati potevano essere pagati in riso, che veniva utilizzato al posto del denaro.

I rivoltosi linciarono alcuni funzionari governativi, distrussero le case di alcuni ministri, occuparono il palazzo Changdeokgung e tentarono di assassinare la regina Min, che dovette fuggire travestendosi da dama di corte[6]. Si scagliarono anche contro i membri della legazione giapponese, che a malapena riuscirono a fuggire da Seul a bordo della nave britannica Flying Fish[7][8]. Durante la sommossa furono uccisi alcuni giapponesi, tra cui il consigliere militare Horimoto Reizo (堀本礼造}[7].

  1. ^ Il nome coreano deriva dal nome dell'anno del ciclo di sessanta anni Ganzhi. Imo si riferisce all'anno 1882.
  2. ^ a b Nussbaum, 2002, p. 422.
  3. ^ Pratt, Rutt e Hoare, 1999, p. 184.
  4. ^ Tsuru, 2000, p. 45.
  5. ^ Rhee, 2001, pp. 164-166,
  6. ^ a b Kang, 2002, p. 462.
  7. ^ a b Kang, 2002, p. 463.
  8. ^ Iwao, 2002, p. 2314.

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