Intelletto

L'intelletto (dal latino intellectus,-us, derivato dal participio passato del verbo intellìgere = intellègere, composto da intus e lègere che significa «leggere dentro»,[1] o diversamente da inter e lègere, nel senso di «raccogliere, scegliere»)[2] può essere genericamente definito come la capacità della mente umana di intendere, concepire pensieri, elaborare concetti e formulare giudizi di natura universale[1] su ciò che è vero o erroneo secondo realtà.

L'intelletto umano liberato dai lacci dell'ignoranza, affresco di Luca Giordano (1685) nella Biblioteca Riccardiana a Firenze.

La prima etimologia accenna all'intelletto come una facoltà capace di cogliere l'essenzialità che è all'interno (intus) delle cose e dei fatti.[3] Il termine intelletto nel significato filosofico compare per la prima volta nella scolastica medioevale che lo usava per tradurre in latino la parola greca νοῦς o νόος (noûs, "nus") che i greci contrapponevano alla diànoia, la ragione.

  1. ^ a b Antonio Livi, Glossario epistemologico alla voce «intelletto», in Il principio di coerenza: senso comune e logica epistemica, pag. 177, Roma, Armando editore, 1997.
  2. ^ Dizionario etimologico online
  3. ^ «…in Adorno la scelta di un etimo discutibile – non forse sul piano etimologico, certo su quello gnoseologico- di intelligere: inter-lego piuttosto che intus-lego che com'è noto è la proposta di Tommaso d'Aquino.» (in Rivista telematica di Ricerca e Didattica Filosofica, n. 2, novembre 1997, pag. 9 Archiviato il 29 ottobre 2013 in Internet Archive..)

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