Invasione abbaside dell'Asia Minore (806) parte delle guerre arabo-bizantine | |||
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Mappa dell'Asia Minore bizantina e della regione di frontiera arabo-bizantina nel 780 ca. | |||
Data | Estate 806 | ||
Luogo | Asia Minore centrale e orientale | ||
Esito | Vittoria abbaside; pagamento di un tributo da parte dei Bizantini | ||
Schieramenti | |||
Comandanti | |||
Effettivi | |||
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L'invasione abbaside dell'Asia Minore dell'806 fu la più grande operazione militare mai sferrata dal Califfato abbaside contro l'Impero bizantino. La spedizione ebbe luogo nell'Asia Minore sudorientale e centrale, dove gli imperi abbaside e bizantino condividevano un lungo confine. La spedizione fu condotta dal califfo abbaside in persona, Hārūn al-Rashīd (r. 786–809), con l'intento di vendicarsi dei successi bizantini nella regione di frontiera del Califfato nell'anno precedente e dimostrare la superiorità abbaside sull'Imperatore bizantino, Niceforo I (r. 802–811), che peraltro aveva cessato di pagare il tributo al Califfato. L'imponente esercito abbaside, che secondo fonti arabe annoverava più di 135 000 soldati, saccheggiò la Cappadocia senza trovare opposizioni, espugnando diverse città e fortezze, tra cui spiccava Herakleia, e costringendo Niceforo ad accettare di versare un tributo agli Arabi in cambio della pace. In seguito alla partenza di Harun, tuttavia, Niceforo violò il trattato e rioccupò le fortezze di frontiera che era stato costretto ad abbandonare. Lo scoppio di una rivolta in Khurasan trattenne il Califfo dall'intraprendere una spedizione punitiva. Inoltre, la guerra civile abbaside che cominciò dopo l'809 e le preoccupazioni dei Bizantini nei confronti dei Bulgari contribuì a una cessazione delle ostilità a larga scala per circa due decenni.