Germania: 151 morti 392 feriti 15 dispersi 60+ aerei abbattuti e oltre 70 avieri uccisi o dispersi. Italia: 3.324 tra morti, feriti e dispersi 10+ aerei abbattuti, 22 danneggiati. Ungheria: 120 morti 223 feriti 13 dispersi 1+ aerei abbattuti.
Jugoslavia: Migliaia di civili e soldati uccisi Tra i 254.000 e i 345.000 prigionieri catturati dai Tedeschi e 30.000 dagli Italiani (Stime ufficiali tedesche: di questi 6.298 ufficiali e 337.864 soldati)
49 aerei abbattuti, 103 tra piloti e aviatori uccisi 210-300 aerei catturati[1] 3 cacciatorpediniere e 3 sottomarini catturati
La campagna, iniziata il 6 aprile seguente con un devastante bombardamento aereo della Luftwaffe sulla capitale jugoslava, fu caratterizzata dalla rapida e agevole avanzata delle Panzer-Division tedesche, che sbaragliarono ogni resistenza; l'esercito jugoslavo si disgregò e lo Stato, minato anche da profondi contrasti politici ed etnici interni, si dissolse.
La Wehrmacht diede una nuova impressionante dimostrazione di superiorità militare e Hitler e i suoi alleati poterono frantumare il territorio jugoslavo, organizzare governi collaborazionisti e dare inizio all'invasione tedesca della Grecia, ma sul territorio si sviluppò rapidamente una guerriglia nazionalista e monarchica, seguita quindi dalla crescente azione dei partigiani comunisti di Josip Broz Tito, che avrebbero ben presto messo in notevole difficoltà le truppe occupanti dell'Asse.
^Shores, Christopher F.; Cull, Brian; Malizia, Nicola (1987). Air War for Yugoslavia, Greece, and Crete, 1940–41. Londra: Grub Street. ISBN 978-0-948817-07-6, pagina 310
^Vogel, Detlef (2006). "German Intervention in the Balkans". Germany and the Second World War, Volume III: The Mediterranean, South-East Europe, and North Africa, 1939–1941. Oxford: Oxford University Press. pp. 449–556.