Invasione sovietica della Georgia parte della guerra civile russa | |||
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Comandanti dell'Armata Rossa a Batum nel marzo 1921 | |||
Data | 15 febbraio–17 marzo 1921 | ||
Luogo | Caucaso | ||
Modifiche territoriali | Riappropriazione della Georgia da parte dei sovietici. | ||
Schieramenti | |||
Comandanti | |||
Perdite | |||
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L'Invasione sovietica della Georgia (15 febbraio – 17 marzo 1921), detta anche Guerra sovietico-georgiana[2] o Invasione dell'Armata Rossa della Georgia[3], fu una campagna militare dell'Armata Rossa mirata a rovesciare il governo socialdemocratico della Repubblica Democratica di Georgia (DRG) e a instaurare un regime bolscevico nel paese. Il conflitto fu il risultato della politica di espansione dei sovietici, che miravano al controllo dei territori che avevano fatto parte dell'Impero russo[4][5] fino ai turbolenti eventi della prima guerra mondiale, così come della maggior parte degli sforzi dei bolscevichi georgiani di base in Russia, che non avevano sufficiente supporto nella loro nazione d'origine per ottenere il potere senza intervento straniero.[6][7]
L'indipendenza della Georgia era stata riconosciuta dalla Russia nel trattato firmato il 7 maggio 1920 e l'invasione non fu universalmente approvata a Mosca. Fu progettata in gran parte da due influenti ufficiali sovietico-russi nati georgiani, Iosif Stalin e Sergo Ordžonikidze, che il 14 febbraio 1921 ottennero il consenso dal leader sovietico Vladimir Lenin.