Karum

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L'Anatolia centrale durante il periodo dei kāru
Pianta del sito archeologico di Kültepe, nell'odierna Turchia, che indica la posizione del karum di Kanesh in rapporto al centro indigeno

I kāru (singolare kārum) furono colonie mercantili paleo-assire in Anatolia, operanti tra il XX ed il XVIII secolo a.C. (media età del bronzo[1]). Il più importante kārum era situato presso l'antica città di Kanesh (poi detta Neša o Nesha in età ittita[2]).[3]

Il termine kārum (traslitterato anche semplicemente karum) è accadico e deriva dal sumero kar, 'fortificazione (di un porto)' o 'frangiflutti'.[4] Nel tempo, il termine karum assunse vari significati: 'molo', 'zona portuale', ma anche 'distretto commerciale' o 'colonia mercantile', non importa se prossimo alla costa fluviale o marittima.[5]

L'apparizione dei karu assiri portò l'Anatolia nel cono di luce delle fonti scritte, circa mille anni dopo che la scrittura era stata per la prima volta utilizzata in Mesopotamia.[6] La documentazione relativa (scritta in dialetto paleo-assiro) è spesso indicata con il nome di "tavolette di Cappadocia";[7] essa è ricchissima e consiste sostanzialmente di contratti e di lettere commerciali.[8]

I karu paleo-assiri rappresentano l'unico esempio ampiamente documentato di commercio di lunga distanza del Vicino Oriente antico.[9] Il commercio si fondava sullo scambio dell'oro e dell'argento anatolici contro lo stagno e le pezze di lana offerti dai mercanti assiri. Dalle tavolette cappadociche risulta che nell'arco di 50 anni gli Assiri abbiano esportato in Anatolia circa 80 tonnellate di stagno, che contribuirono alla produzione di circa 800 tonnellate di bronzo.[10]

Il commercio paleo-assiro in Anatolia prosperò per circa un secolo. Nella seconda metà del XIX secolo a.C., l'Asia minore fu sconvolta da rivolgimenti politici e Kanesh (come anche il suo karum) finì distrutta in un incendio (tale evento traumatico segna la fine del livello II del karum di Kanesh: 1920-1850 ca.[3]).[11] Dopo uno iato di qualche decennio, seguì una ulteriore fase di commercio (che corrisponde al livello Ib del karum di Kanesh), contemporanea al "regno dell'Alta Mesopotamia" di Shamshi-Adad I (1813-1781 a.C.)[3]; anche questa seconda fase (a cui vanno attribuiti Pithana e Anitta, dinasti di Kushshara), dovette concludersi ancora una volta nel fuoco, intorno al 1740 a.C., ai tempi del re babilonese Samsu-iluna (figlio e successore di Hammurabi).[3] Seguì poi un'età oscura, che precedette il sorgere nell'Anatolia centrale dell'Antico Regno ittita.[12]

La relazione tra l'Anatolia dei karu e il posteriore mondo ittita è assai forte. Un esempio è relativo alla produzione ceramica. Lo stile detto "ittita", quando fu per la prima volta rintracciato in Anatolia, si sviluppò nel periodo delle colonie assire. L'arte figurativa di questo periodo fu il nucleo su cui si fondò la successiva arte ittita.[13]

  1. ^ Bienkowski e Millard, pp. 163-164.
  2. ^ Liverani 2009, p. 371.
  3. ^ a b c d (EN) Anatolia, in Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. URL consultato il 18 ottobre 2022.
  4. ^ (EN) Wilhelm Eilers, BANDAR, su iranicaonline.org, 15 dicembre 1988.
  5. ^ Monroe, p. 154.
  6. ^ Bryce, p. 21.
  7. ^ Garelli et al., p. 96.
  8. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore liverani360
  9. ^ Liverani 2009, p. 358.
  10. ^ Bryce, p. 27.
  11. ^ Garelli et al., p. 99.
  12. ^ Bryce, pp. 20 e 64-65.
  13. ^ Özgüç, p. 252.

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