Liberum veto

Sessione del Sejm al castello reale di Varsavia del 1622

Il liberum veto[nota 1] era una facoltà riconosciuta in capo ai membri del parlamento della Confederazione polacco-lituana in virtù della quale ognuno poteva esprimere il proprio dissenso e bloccare una proposta legislativa.[1] Dunque, in virtù di tale meccanismo, si richiedeva l'unanimità per l'emanazione di un qualsivoglia provvedimento emesso dal Sejm (il parlamento confederato): per esprimere il proprio diniego nel corso della sessione, si soleva esclamare Sisto activitatem! (traducibile in forma non letterale come "io mi oppongo!" o "non si proceda oltre!") o Nie pozwalam! (in polacco: "non [lo] permetto!").[2] La regola restò in vigore dalla metà del XVII secolo alla spartizione della Polonia, e si basava sulla premessa che, poiché tutti i nobili polacco-lituani erano uguali, ogni misura portata davanti al Sejm doveva essere approvata all'unanimità.[1] Il liberum veto costituiva un meccanismo fondamentale del sistema politico della "Repubblica delle Due Nazioni" (come la Confederazione era anche definita), portandone all'estremo gli elementi democratici e di controllo del potere regio, e andando in controtendenza rispetto alle generale spinta coeva dell'Europa verso l'assolutismo.

Molti storici ritengono che il liberum veto sia stata una delle principali cause del deterioramento del sistema politico della Confederazione, in particolare nel XVIII secolo, quando le potenze straniere cominciarono a corrompere i membri del Sejm per paralizzare l'apparato statale: la crisi interna del Settecento fu in parte dovuta all'ingerenza di nazioni contigue e non, al rifiuto da parte della szlachta (la nobiltà locale) di abbandonare i privilegi acquisiti nei secoli precedenti e, infine, alle spartizioni della Polonia per mano di Russia, Prussia e Austria. Lo studioso polacco Piotr Stefan Wandycz riportava che «il liberum veto era diventato il sinistro carattere distintivo della vecchia anarchia polacca».[3] Nel periodo tra il 1573 e il 1763 si tennero circa 150 sejm, di cui circa un terzo non riuscì a giungere ad alcun approdo, principalmente a causa del meccanismo in questione. L'espressione "parlamento polacco", con cui si indica in molte lingue europee una situazione di caos e disordine generale, trae origine dalla paralisi in cui versava la Confederazione.[4]


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  1. ^ a b Vincenzo Mistrini, Le guerre polacco-ottomane (1593-1699), Soldiershop Publishing, 2016, p. 58, ISBN 978-88-93-27177-6.
  2. ^ Francesco Battegazzorre, Il Parlamento nella formazione del sistema degli Stati europei: un saggio di politologia storica, Giuffrè Editore, 2007, p. 247, ISBN 978-88-14-13379-4.
  3. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore wan87
  4. ^ (EN) Jonathon Green, Words Apart: The Language of Prejudice, Kyle Cathie, 1996, p. 72, ISBN 978-18-56-26216-3.

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