Manufatto

Manufatti in osso, sito archeologico di Lapa do Santo, Brasile

Un manufatto è un oggetto la cui forma è giustificata dalla prestazione a cui è destinato, ancora prima della sua effettiva realizzazione, cioè materializza l'intenzione preesistente da cui ha tratto origine.

I manufatti presuppongono un progetto, uno scopo e di conseguenza un'intelligenza capace di attività creativa. Dal punto di vista della psicologia cognitiva, i manufatti sono oggetti prima cognitivi, poi realizzati concretamente. Dal punto di vista etnografico e archeologico, un manufatto ancestrale può essere definito come qualsiasi oggetto di materia prima naturale (selce, ossidiana, legno, osso, rame nativo, ecc.) prodotto da persone che seguono uno stile di vita basato sul foraggiamento (ad esempio, caccia, raccolta) e/o agricoltura di base o pascolo (ad esempio, orticoltura, transumanza)[1]. In un martello, ad esempio, è evidente la ragione per la quale esiste una estremità pesante. Una pietra al contrario deve la sua forma a cause naturali, quali terremoti, rotolamenti, frane, onde ecc.

Dal punto di vista evolutivo, l'Homo habilis, ad esempio, possedeva questa capacità solo a livello embrionale: la costruzione di utensili complessi (come asce, falcette e raschiatoi), oltre al possesso della motricità fine, presuppone una capacità immaginativa, ossia un'idea del prodotto che è anteriore alla sua esecuzione. Reperti di questo tipo, trovati in grandi quantità nei siti archeologici, sono riconosciuti come prodotto di un'attività di tipo creativo perché rispetto a tutti gli altri sassi sono il risultato di un'arte. Un grado di intelligenza creativa che, seppur basso, dà un vantaggio competitivo rispetto alle altre specie con cui condivide l'ambiente. L'accrescersi in Homo Erectus e Homo sapiens di abilità cognitive immaginativo/creative porterà alla costruzione di manufatti sempre più complessi.

  1. ^ (EN) Hortolà, P., From antiquities to memorabilia: a standardised terminology for ancestral artefacts according to manufacture date (PDF), in Studia Antiqua et Archaeologica, vol. 23, n. 2, 2017, pp. 213–225.

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