Maschera, nella Commedia dell'arte, sta a indicare i personaggi stilizzati che indossano, appunto, maschere, insieme a costumi caratteristici e che si esprimono con gesti codificati.
Le maschere della Commedia dell'arte provengono da una stilizzazione della maschera del volto del demonio, questo per quanto riguarda le maschere degli Zanni. In altri casi, come ad esempio per Pantalone o Pulcinella, è soltanto una grottesca caricatura del tipo teatrale rappresentato. Il rapporto tra la maschera del demonio (nel caso delle sacre rappresentazioni) o il volto animalesco del demonio nell'iconografia del '400-'500, è palese, anche se la maschera dello Zanni perde le caratteristiche corna del diavolo (ma un resto di un cornetto è sempre presente nelle maschere zannesche, come in quella di Arlecchino). Alcuni personaggi femminili, come Colombina, rientrano nella categoria delle maschere pur non indossandone una: in questo caso, l'elemento caratterizzante sono le stilizzazioni di movimento e di recitazione, che rendono il personaggio molto diverso dai personaggi ordinari (per esempio, le coppie classiche di amorosi).
Nei teatri veneziani del '700, gli inservienti teatrali portavano anch'essi una maschera e un tricorno. Da questo, si indica comunemente col termine maschera anche l'inserviente teatrale che si occupa dell'accompagnamento e sistemazione del pubblico in sala.[1]