I massacri dei prigionieri dell'NKVD furono una serie di esecuzioni di massa messe in atto da parte del NKVD contro i prigionieri politici catturati in tutta l'Europa orientale e principalmente in Polonia, Ucraina, negli stati baltici e in Bessarabia.
Dopo l'inizio dell'operazione Barbarossa del 22 giugno 1941, le truppe del NKVD avrebbero dovuto evacuare i prigionieri politici in Unione Sovietica, ma la frettolosa ritirata dell'Armata Rossa, la mancanza di mezzi di trasporto e di altri rifornimenti, oltre il generale disprezzo per le procedure legali, spesso significò che i prigionieri furono giustiziati.
Le stime del bilancio delle vittime variano in base alla località: circa 9.000 persone in Ucraina,[1] circa 20.000-30.000 nella Polonia orientale (ora parte dell'Ucraina occidentale),[2] per un totale di circa 100.000 vittime per le esecuzioni extragiudiziali nell'arco di poche settimane.[3]