Miniatura ottoniana

Miniatura ottoniana

La miniatura ottoniana è l'arte di decorare i libri che si sviluppò nelle terre del Sacro Romano Impero (fond. Germania e Nord Italia) a partire dalla metà del X secolo (ascesa al trono di Ottone I) alla fine del XI secolo (fine del regno di Enrico III). L'orizzonte temporale di questa produzione artistica travalica i tempi della dinastia ottoniana propriamente detta e si protrae fino al regno del secondo sovrano della dinastia salica. Erede diretta della miniatura carolingia e sensibile agli influssi della miniatura bizantina, in ragione del legame tra la dinastia tedesca e quella imperiale greca, la produzione libraria del tempo sviluppò uno stile originale che confluì con toni fondanti nell'immediatamente successiva miniatura romanica.[1][2]

L'arte libraria ottoniana non si rivolgeva direttamente ai modelli dell'Antichità (salvo rarissime eccezioni), come invece quella carolingia, bensì si appoggiava alla miniatura carolingia pur sviluppando tramite essa un linguaggio autonomo e omogeneo. Epigono di questa corrente artistica fu il Maestro del Registrum Gregorii la cui opera produsse soggetti figurativi statuari, inquadrati in spazi stratificati supportati da architetture e mobilio realistici, in un pacato equilibrio classicheggiante di pieni e vuoti. I colori sono scelti in maniera da amalgamarsi gradevolmente, con un ampio ricorso alle lumeggiature per evidenziare i volumi.[3] Gli altri artisti del tempo non seppero però sempre evolvere il linguaggio di questo maestro, spesso ripetendolo con mero accademismo che trasformò l'impronta classicheggiante in fissità.[2]

L'influenza carolingia è visibile soprattutto nella prima fase della produzione ottoniana: es. nell'Evangelistario di Gerone e nel gruppo di manoscritti a esso collegati derivanti dall'Evangeliario di Lorsch, commissionato da Carlo Magno. Importantissima fu l'influenza dei libri di Carlo il Calvo, che, oltre a essere i più vicini cronologicamente, corrispondevano a un'azione politica per alcuni aspetti simile a quella degli Ottoni. Perfino lo stile franco-sassone, degli ultimi anni di Carlo il Calvo, venne ripreso dalla miniatura ottoniana, come dimostrano i vangeli donati dalla famiglia imperiale all'Abbazia di Quedlinburg[4] e quelli oggi conservati quasi integralmente a Reims.[5][1]

Differentemente dai Carolingi, gli Ottoni ed i Salici non promossero però la fondazione di Scholae e Scritporia in seno alla corte, appoggiandosi ad opifici monastici, spesso già carolingi o pre-carolingi (come il caso di Colonia)[6] tra cui primeggiarono Reichenau,[7] Colonia,[8] Magonza[9] e Ratisbona.[10] Tutti «ateliers nei quali si elaboravano modi compositivi originali e sempre di cultura assai raffinata.»[2]

Come per la miniatura carolingia, anche la miniatura ottoniana è l'unico valido esempio della vitalità e degli indirizzi culturali prevalenti nelle arti pittoriche dell'impero in quegli anni, essendo la coeva pittura murale in gran parte perduta.

  1. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :4
  2. ^ a b c Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :2
  3. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :12
  4. ^ New York, Pierp. Morgan Lib., 755
  5. ^ Reims, Bibl. Mun., Ms. 10
  6. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :7
  7. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :8
  8. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :6
  9. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :9
  10. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :10

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