Misoginia

Il termine misoginia (dal greco antico μισέω misèō, "odiare" e γυνή gynḕ, "donna") indica un sentimento e un conseguente atteggiamento di avversione o repulsione nei confronti delle donne, manifestato indifferentemente da parte di uomini[1] o altre donne[2]. Tuttavia, normalmente il termine "misogino" è utilizzato per indicare colui che ha una visione degradante delle donne[3].

  1. ^ misoginia, su Enciclopedia Treccani. URL consultato il 25 settembre 2022.
  2. ^ Alcune forme gravi di misoginia confluite in casi di omicidi seriali (serial killer) sono stati rilevati anche da parte di donne nei confronti di altre donne. Un esempio molto significativo è quello afferente a Leonarda Cianciulli detta la "saponificatrice": nel corso della propria "serie" di omicidi perpetrata, uccise solo donne, e la misoginia di cui soffriva, sostanzialmente dovuta alle angherie subite dalla madre in tenera età e alla maledizione da questa auguratale in punto di morte (numerosi aborti spontanei, che poi si verificarono realmente), oltre che alla propria superstizione, è abbondantemente descritta da Vincenzo M. Mastronardi e Fabio Sanvitale, Leonarda Cianciulli. La saponificatrice, Roma, Armando Editore, 2009, ISBN 978-88-7640-832-8. e dal memoriale autobiografico scritto da lei stessa ("Le confessioni di un'anima amareggiata"). Il tema fu ripreso anche dal film Gran bollito di Mauro Bolognini (1977), ispirato alle vicende della donna.
  3. ^ "La violenza di genere origina nel sessismo e nella misoginia quale forma di prevaricazione maschile sul genere femminile": Luciana Goisis, Genere e diritto penale. Il crimine d’odio misogino, Questione giustizia, n. 4/2022.

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