Misura del tempo nell'antica Roma

«Maledicano gli dei colui che per
primo inventò le ore
e collocò qui la prima meridiana.
Costui ha mandato in frantumi il
mio giorno di povero diavolo.
Quando ero giovane, infatti, l'unico
orologio era lo stomaco
...assai più preciso e migliore di
questo aggeggio moderno.»

(Plauto citato in Aulo Gellio, Notti attiche, III, 3, 5)

La misura del tempo nell'antica Roma[1] non permetteva una suddivisione precisa e rigida della giornata o dell'anno, a causa delle imprecisioni del sistema di calcolo.

  1. ^ La voce trae spunto da parte dell'opera di Jérôme Carcopino (La vita quotidiana a Roma all'apogeo dell'Impero, Bari 1971) e si riferisce in particolare al I e II secolo, in quanto, come scritto dall'autore nella prefazione all'opera, quest'epoca, e in particolare sotto il governo di Traiano e di Adriano, è quella per la quale abbiamo la maggiore abbondanza di documenti e fonti: tra questi il Satyricon di Petronio, le Silvae di Stazio, gli epigrammi di Marziale, l'epistolario di Plinio il Giovane e le Saturae di Giovenale (op.cit.pag.4).

From Wikipedia, the free encyclopedia · View on Wikipedia

Developed by Tubidy