Muhammad al-Nafs al-Zakiyya

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Muḥammad ibn ʿAbd Allāh ibn al-Ḥasan ibn al-Ḥasan ibn ʿAlī ibn Abī Ṭālib (in arabo محمد بن عبد الله بن الحسن بن الحسن بن علي الملقَّب النفس الزكية?; Medina, 718Medina, 6 dicembre 762) è stato un politico arabo.

Chiamato anche Muḥammad al-Nafs al-Zakiyya (in arabo النفس الزكية?, "L'Anima Pura") fu un discendente del profeta Maometto, tanto per lato paterno (hasanide) quanto per lato materno (husaynide). Per questo il suo soprannome era al-Maḥḍ, ossia "il Puro di sangue").

Di colorito scuro (tanto da essere irrispettosamente chiamato al-Muḥammam, "Muso di carbone"),[1] tendente alla balbuzie e, dunque, scadente oratore, fu nondimeno proposto dal padre come capo di tutta l'Ahl al-Bayt, in una riunione segreta svoltasi ad al-Abwāʾ (luogo di sepoltura della madre del Profeta, Amina bint Wahb). Se sul nome di suo padre sarebbero certamente stati unanimi i consensi da parte di ogni componente alide, sia talibita (Hasanidi, Husaynidi), sia abbaside, al suo rifiuto di guidare tuttavia l'opposizione alide con la fondata motivazione di essere troppo in là con gli anni, sul nome del figlio le obiezioni furono forti e la riunione, di fatto, si esaurì con un nulla di fatto.

A tale candidatura non si mostrarono in particolare favorevoli gli Husaynidi, i rappresentanti della Qadariyya[2] e, implicitamente, gli Abbasidi. I primi erano rappresentati dal giovane Jaʿfar al-Ṣādiq, che ebbe il suo soprannome di "Veridico" proprio per aver pronosticato il fallimento di qualsiasi azione condotta da Muḥammad al-Nafs al-Zakiyya, da lui giudicato poco capace e non in grado di suscitare le opportune simpatie tra i musulmani contrari al governo abbaside.[3] Del pari si espressero con scarso entusiasmo i rappresentanti della precocissima corrente teologica (ma anche politica) della Qadariyya e infine gli Abbasidi (i tre fratelli Ibrāhīm b. Muḥammad, Abū l-ʿAbbās al-Saffāḥ e al-Manṣūr), che abbandonarono senza esprimersi la riunione segreta.[4]

  1. ^ Claudio Lo Jacono, Storia del mondo islamico (VII-XVI secolo) I. Il Vicino Oriente, Torino, Einaudi, p. 155.
  2. ^ Movimento politico-teologico da non confondere con la confraternita islamica della Qādiriyya, esso diventerà sostenitore della creazione da parte umana di ogni suo atto, rifiutando di attribuire ad Allah ogni atto. Ad esso si opporrà la Jabriyya. Si vedano Louis Gardet e M. M. Anawati, Introduction à la théologie musulmane. Essai de théologie comparée, Parigi, J. Vrin, 1981, ISBN 978-2-7116-0268-1
  3. ^ C. Lo Jacono, op. cit., pp. 143-144.
  4. ^ Hugh Kennedy, The Prophet and the Age of the Caliphates, Londra-New York, Longman, 1986.

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