Nintendo 64

Nintendo 64
console
ProduttoreNintendo
TipoDa tavolo
GenerazioneQuinta
Presentazione
alla stampa
novembre 1995[1]
In venditaGiappone 23 giugno 1996[2]
26 settembre 1996[2]
1º marzo 1997[2]
1º marzo 1997[2]
Dismissione2002[3]
Unità vendute32,93 milioni[4][5]
Gioco più diffusoSuper Mario 64 (circa 11 milioni)[6]
PredecessoreSuper Nintendo Entertainment System
SuccessoreGameCube
Caratteristiche tecniche
Supporto di
memoria
Cartucce
Dispositivi
di controllo
Gamepad a sei tasti, joystick analogico, croce direzionale, tre dorsali e tasto START
CPUNEC VR4300
RAM totale4 MB
GPUSilicon Graphics RPC

Il Nintendo 64 (abbreviato N64) è una console per videogiochi da tavolo prodotta da Nintendo tra il 1996 e il 2002 e succeduta al Super Nintendo Entertainment System.

La console utilizza le cartucce, nonostante appartenga a un'epoca in cui questi supporti erano ormai divenuti obsoleti per le console da tavolo e la concorrenza utilizzava il CD-ROM[7]. Il nome si riferisce ai 64 bit del suo microprocessore, sebbene il bus dati sia ridotto in realtà a 32 bit[8]. Si trattava di un sistema fortemente orientato alla grafica tridimensionale, grazie a un notevole coprocessore grafico[8]. Il Nintendo 64 ebbe buon successo, con oltre 32 milioni di unità vendute, ma sono molte meno rispetto alla concorrente PlayStation e meno anche rispetto allo SNES[7].

  1. ^ (EN) Famicon Space World '95, su virtual-boy.com.
  2. ^ a b c d (EN) Nintendo 64, su GameFaqs. URL consultato il 9 ottobre 2014.
  3. ^ (EN) Brett Elston, Consoles of the '90s, su GamesRadar, 19 giugno 2008, p. 5. URL consultato il 9 ottobre 2014.
  4. ^ (EN) Consolidated Sales Transition by Region (PDF), su nintendo.co.jp. URL consultato il 9 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 14 febbraio 2010).
  5. ^ (EN) Platform Totals, su VGChartz.
  6. ^ (EN) All Time Top 20 Best Selling Games, su Ownt.com, 21 maggio 2003. URL consultato il 27 marzo 2008 (archiviato dall'url originale il 21 febbraio 2006).
  7. ^ a b Retrogame Magazine 7, p. 61
  8. ^ a b Retrogame Magazine 7, p. 62

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