Olocausto in Belgio

Manifesto in lingua francese che descrive in dettaglio le leggi anti-ebraiche emanate in Belgio il 28 ottobre 1940.

L'Olocausto in Belgio si riferisce agli eventi legati all'espropriazione sistematica, alla deportazione e all'assassinio di ebrei e rom nel Belgio occupato dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. Su un popolazione di circa 66.000 ebrei presenti nel maggio 1940, si stima che 28.000 persone furono assassinate durante l'Olocausto.[1]

All'inizio della guerra, la popolazione in Belgio era prevalentemente cattolica. Gli ebrei rappresentavano la più grande popolazione non cristiana del paese, con un numero compreso tra 70.000 e 75.000 persone su una popolazione complessiva di 8 milioni, per lo più residenti nelle città di Anversa, Bruxelles, Charleroi e Liegi. La maggior parte erano immigrati da poco in Belgio per sfuggire alle persecuzioni in Germania e nell'Europa orientale; di conseguenza, solo una piccola minoranza era effettivamente in possesso della cittadinanza belga.

Poco dopo l'invasione nazista del maggio 1940, il governo militare approvò una serie di leggi anti-ebraiche. Il Comitato dei Segretari Generali belga rifiutò fin dall'inizio di cooperare nell'approvazione di qualsiasi misura anti-ebraica, anche il Governo Militare non sembrò disposto ad approvare ulteriori leggi in materia. Il governo tedesco iniziò a sequestrare le attività di proprietà degli ebrei e li costrinse a lasciare le posizioni negli uffici civili. Nell'aprile 1941, senza ordini espliciti dalle autorità tedesche, i collaborazionisti fiamminghi saccheggiarono due sinagoghe ad Anversa e bruciarono la casa del rabbino capo della città durante il pogrom di Anversa.

I tedeschi crearono uno Judenrat nel paese, noto come "Associazione degli ebrei in Belgio" (Association des Juifs en Belgique, AJB), a cui tutti gli ebrei dovettero aderire. Nel 1942 iniziarono le operazioni della soluzione finale, per questo motivo aumentarono le azioni violente nei confronti degli ebrei belgi.

Dal maggio 1942 gli ebrei furono costretti a indossare i distintivi gialli con la stella di David per essere meglio riconoscibili in pubblico. Grazie alla compilazione dei registri da parte dell'AJB, i tedeschi iniziarono a deportare gli ebrei nei campi di concentramento in Polonia. Le persone selezionate dalle liste dovevano presentarsi presso il campo di transito di Mechelen appena istituito; furono poi deportati in treno nei campi di concentramento dell'est, principalmente ad Auschwitz. Tra l'agosto 1942 e il luglio 1944 furono deportati dal Belgio circa 25.500 ebrei e 350 rom e di questi più di 24.000 furono uccisi prima che i campi fossero liberati dagli Alleati.

Dal 1942 crebbe l'opposizione tra la popolazione contro il trattamento riservato agli ebrei in Belgio. Al termine dell'occupazione, era nascosto oltre il 40% della popolazione ebrea in Belgio: molti di loro furono nascosti dai gentili, in particolare sacerdoti e suore cattolici; alcuni furono aiutati dalla Resistenza organizzata, come il Comité de Défense des Juifs (CDJ; "Comitato di difesa ebraica"), che fornì cibo e rifugio agli ebrei nascosti. Nell'aprile 1943, i membri del CDJ attaccarono il convoglio ferroviario n° 20 diretto ad Auschwitz, riuscendo a salvare alcuni dei deportati.

  1. ^ Belgium Historical Background, su yadvashem.org.

From Wikipedia, the free encyclopedia · View on Wikipedia

Developed by Tubidy