Olocausto in Estonia

L'Olocausto in Estonia si riferisce ai crimini nazisti compiuti durante l'occupazione dell'Estonia da parte della Germania nei confronti della popolazione di etnia semita. L'Estonia, con lo sterminio di massa degli ebrei eseguito dalle Einsatzgruppe A naziste aiutate dai collaboratori locali estoni, fu il primo paese dell'Asse a essere dichiarato Judenfrei (privo di ebrei) il 1941.

Prima della guerra, c'erano circa 4 300 ebrei nel Paese baltico. Dopo l'occupazione sovietica del 1940 circa il 10% della popolazione ebraica fu deportata in Siberia, assieme ad altri estoni (vedi deportazioni sovietiche dall'Estonia). Circa il 75% degli ebrei in Estonia, consapevoli del destino che li attendeva quando la Germania avviò l'operazione Barbarossa, fuggì nell'Unione Sovietica, mentre tutti coloro che rimasero (tra le 950 e le 1 000 persone) furono uccisi.

Nel complesso, morirono oltre agli ebrei anche circa 6 000 estoni etnici e 1 000 etnici russi, accusati di essere simpatizzanti comunisti o parenti di sostenitori del marxismo. Anche i rom furono perseguitati e costretti a fornire manodopera dagli occupanti e dagli estoni filo-nazisti. Inoltre, circa 15 000 prigionieri di guerra sovietici ed ebrei di altre zone d'Europa furono spediti in Estonia per essere uccisi durante l'occupazione tedesca.[1]

  1. ^ (EN) Masha Cerovic, Juliette Denis, Beate Fieseler e Nathalie Moine, Sortie de guerre: l'URSS au lendemain de la Grande Guerre patriotique, Éd de l'École des Hautes Études en Sciences Sociales, 2009, p. 323, ISBN 978-27-13-22196-5.

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