Oplita

Oplita
Oplita greco[1]
Descrizione generale
AttivaVIII/VII secolo a.C.[2] - III secolo a.C.
NazioneCiviltà greca
TipoFanteria pesante
RuoloTruppe d'assalto
DimensioneVariabili:
Sparta: 1000-6000;[3][4]
Atene: 20000 (10000 schierabili)[5]
Equipaggiamentooplon, dory, xiphos, thorax/linothorax, kranos, schinieri, bracciali
PatronoEnialio
Battaglie/guerreGuerre greco-puniche
Guerre persiane
Guerra del Peloponneso
Comandanti
Comandante attualeStratego
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L'oplita o oplite (al plurale opliti; in greco antico: ὁπλίτης?, hoplìtēs) era il cittadino-soldato delle città-stato dell'antica Grecia, le poleis, armato di lancia e scudo.[6]

Gli opliti combattevano schierati in falange per essere più efficaci in battaglia nonostante fossero in numero relativamente esiguo: tale formazione scoraggiava i soldati dall'agire da soli, perché ciò avrebbe compromesso la sicurezza dell'unità e minimizzato i suoi punti di forza.[7] Gli opliti erano rappresentati principalmente da cittadini liberi – contadini e artigiani abbienti – che potevano permettersi un'armatura (in lino o bronzo) e delle armi, cioè circa un terzo o la metà della popolazione maschile adulta e abile.[8] Il termine compare anche nei racconti di Omero ma si pensa che il suo utilizzo effettivo sia iniziato intorno al VII secolo a.C.,[2] quando, durante l'età del ferro, le armi divennero più economiche ed i cittadini comuni furono in grado di procurarsele da soli. La maggior parte degli opliti non erano soldati professionisti e spesso non avevano ricevuto un addestramento militare adeguato. Alcune polis, come Atene, Sparta, Argo, Tebe e Siracusa,[9][10] mantenevano pertanto una piccola unità professionale d'élite, nota come epilektoi o logades (lett. "eletti"), scelta tra i cittadini, come ad esempio il cosiddetto "battaglione sacro" di Tebe. Costituivano la maggior parte degli eserciti dell'Antica Grecia.

Nell'VIII secolo a.C., forse VII secolo a.C., gli eserciti greci adottarono la formazione a falange che si dimostrò efficace nella sconfitta dei Persiani da parte degli Ateniesi nella battaglia di Maratona (490 a.C.) che chiuse vittoriosamente per gli elleni la prima guerra greco-persiana (492–490 a.C.): gli arcieri e le truppe leggere impiegati dai Persiani a Maratona fallirono contro i Greci perché le loro armi erano troppo deboli per penetrare il muro di scudi dei falangiti. La falange fu poi impiegata dai Greci anche nella battaglia delle Termopili (480 a.C.) e nella battaglia di Platea (479 a.C.) durante la Seconda guerra greco-persiana (480–479 a.C.).

L'evoluzione finale degli opliti e della loro "primitiva" falange fu la falange macedone,[11] sviluppata da Filippo II di Macedonia (r. 360–336 a.C.) e poi eternata alla storia dalle imprese di suo figlio Alessandro Magno (r. 336–323 a.C.), che avrebbe dominato i campi di battaglia dell'Antichità sino alla battaglia di Pidna (168 a.C.) contro le legioni di Roma.

  1. ^ Ill. in (EN) Elmer May [et al.] (a cura di), Classical Warfare: The Age of the Greek Hoplite, Ancient and Medieval Warfare: The History of the Strategies, Tactics, and Leadership of Classical Warfare, New Jersey, Avery Publishing Group, 1984, p. 3, ISBN 0-89529-262-9.
  2. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :6
  3. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Lane
  4. ^ de Souza 2010b, p. 25.
  5. ^ de Souza 2010b, p. 24.
  6. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :5
  7. ^ (EN) Richard T. Neer, Art & Archaeology of the Greek World: A New History, C. 2500-c. 150 BC, Thames & Hudson, 2012, p. 95, ISBN 9780500288771, OCLC 745332893.
  8. ^ (EN) Azar Gat, War in Human Civilization, Oxford University Press, 2006, pp. 295–98, ISBN 978-0199236633.
  9. ^ (EN) Lawrence A. Tritle, Phocion the Good (Routledge Revivals), Routledge, 23 giugno 2014, pp. 77–8, ISBN 978-1-317-75050-5.
  10. ^ (EN) Daniel J. Geagan, Inscriptions: The Dedicatory Monuments, American School of Classical Studies at Athens, 9 settembre 2011, p. 94, ISBN 978-1-62139-001-5.
  11. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :15

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