Osservatorio europeo australe

Osservatorio europeo australe
(CS) Evropská jižní observatoř
(DA) Europæiske Syd Observatiorium
(DE) Europäische Südsternwarte
(EN) European Southern Observatory
(ES) Observatorio Europeo Austral
(FI) Euroopan eteläinen observatorio
(FR) Observatoire Européen Austral
(NL) Europese Zuidelijke Sterrenwacht
(PL) Europejskie Obserwatorium Południowe
(PT) Observatório Europeu do Sul
Paesi membri
AbbreviazioneESO
TipoOrganizzazione internazionale
Fondazione1962
ScopoRicerca scientifica
Sede centraleGermania (bandiera) Garching bei München
PresidenteSpagna (bandiera) Xavier Barcons
Membri16
Sito web e Sito web

L’Osservatorio europeo australe (ESO, dall'inglese European Southern Observatory, formalmente Organizzazione europea per la ricerca astronomica nell'emisfero australe) è un'organizzazione astronomica internazionale, di cui a settembre 2018 fanno parte sedici nazioni.[1] Creata nel 1962, l'ESO fornisce agli astronomi strumenti all'avanguardia e un accesso al cielo australe. L'organizzazione impiega circa 730 persone e riceve contributi annui di circa 143 milioni di Euro da parte degli Stati membri.[2]

ESO ha costruito e gestito alcuni dei più grandi e più avanzati telescopi del mondo, come il New Technology Telescope (NTT), il telescopio che lanciò la tecnologia dell'ottica attiva e il VLT (Very Large Telescope), composto da quattro telescopi principali (UT) con specchi primari di 8,2 metri di diametro e quattro telescopi ausiliari mobili (in inglese, Auxiliary Telescope, AT) di 1,8 metri di diametro. Ultimo progetto sviluppato da ESO è l'Atacama Large Millimeter Array (ALMA), mentre in fase di sviluppo si trova lo Extremely Large Telescope (E-ELT).

Atacama Large Millimeter Array (ALMA) è un osservatorio rivoluzionario per l'osservazione dell'universo nelle radiazioni millimetriche/submillimetriche ed è attualmente il più grande progetto astronomico dalla Terra. La sua costruzione è stata completata nel 2013. Il progetto ALMA è una collaborazione internazionale tra l'Europa (rappresentata da ESO), il sud est asiatico, l'America del Nord e la Repubblica del Cile.[3][4]

Uno dei più ambiziosi progetti di ESO è l'E-ELT (che sta per European Extremely-Large Telescope), un telescopio di 39 metri di diametro, basato su un design innovativo con 5 specchi. Una volta costruito l'E-ELT sarà il più grande telescopio ottico/infrarosso al mondo. ESO ha cominciato la fase di design di questo telescopio all'inizio del 2006, con lo scopo di essere pronti a costruirlo nel 2014.[5] L'E-ELT dovrebbe essere pronto nel 2025. La grande capacità di accumulare la luce dell'E-ELT permetterà studi dettagliati di pianeti attorno ad altre stelle, dei primi oggetti dell'universo, di buchi neri supermassicci e della natura e della distribuzione della materia e dell'energia oscura che dominano l'universo.

I numerosi strumenti di osservazione di ESO hanno permesso molte scoperte astronomiche e prodotto diversi cataloghi astronomici.[6] Tra le più recenti scoperte: il più distante lampo gamma e il buco nero al centro della nostra galassia, la Via Lattea.[7][8] Nel 2004 il VLT ha dato agli astronomi la possibilità di ottenere la prima foto di un pianeta extrasolare, 2M1207b, che orbita attorno ad una nana bruna distante 173 anni-luce.[9] Lo spettrografo HARPS ha permesso la scoperta di molti altri pianeti extra-solari, incluso un pianeta 5 volte più pesante della Terra che orbita attorno ad una nana rossa, chiamato Gliese 581c.[10] Il VLT ha anche scoperto la galassia più lontana mai vista dall'uomo, Abell 1835 IR1916.

  1. ^ ESO (a cura di), Ireland to Join the European Southern Observatory, su eso.org, 26 settembre 2018.
  2. ^ About ESO, su eso.org. URL consultato il 13 giugno 2018.
  3. ^ ALMA website, su almaobservatory.org. URL consultato il 21 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2011).
  4. ^ Welcome to ALMA!, su eso.org. URL consultato il 25 maggio 2011.
  5. ^ The World's Biggest Eye on the Sky, su eso.org. URL consultato il 25 maggio 2011.
  6. ^ ESO Archive, su archive.eso.org. URL consultato il 28 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 26 luglio 2011).
  7. ^ A gamma-ray burst at a redshift of 8.2, su nature.com. URL consultato il 21 settembre 2011.
  8. ^ Monitoring stellar orbits around the Massive Black Hole in the Galactic Center, su arxiv.org. URL consultato il 21 settembre 2011.
  9. ^ A giant planet candidate near a young brown dwarf. Direct VLT/NACO observations using IR wavefront sensing, su adsabs.harvard.edu. URL consultato il 21 settembre 2011.
  10. ^ The HARPS Home page, su obswww.unige.ch. URL consultato il 21 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 23 marzo 2019).

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