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La battaglia di Maratona (in greco antico: ἡ ἐν Μαραθῶνι μάχη?, he en Marathôni máche) fu combattuta nell'agosto o nel settembre 490 a.C. nell'ambito della prima guerra persiana e vide contrapposte le forze della polis di Atene, appoggiate da quelle di Platea e comandate dal polemarco Callimaco, a quelle dell'impero persiano, comandate dai generali Dati e Artaferne.
L'origine dello scontro va cercata nel supporto militare che le poleis greche di Atene ed Eretria avevano dato alle colonie elleniche della Ionia quando esse si erano ribellate all'impero. Deciso a punirle duramente, il re Dario I di Persia organizzò una spedizione militare che fu intrapresa nel 490 a.C.: sottomesse le isole Cicladi e raggiunta via mare l'isola di Eubea, i due comandanti sbarcarono un contingente che assediò e distrusse la città di Eretria; la flotta proseguì verso l'Attica, approdando in una piana costiera presso la città di Maratona. Saputo dello sbarco, le forze ateniesi insieme a un manipolo di opliti di Platea si affrettarono verso la piana con l'intento di bloccare l'avanzata del più numeroso esercito persiano. Una volta deciso di dare battaglia, gli Ateniesi riuscirono ad accerchiare il nemico che, preso dal panico, fuggì disordinatamente alle navi, decretando così la propria disfatta. Reimbarcatisi, i Persiani circumnavigarono Capo Sunio progettando di portare l'attacco direttamente alla sguarnita Atene, ma l'esercito ateniese guidato dallo stratego Milziade, precipitandosi verso la città a marce forzate, poté sventare lo sbarco persiano sulla costa presso il Pireo. Fallita la sorpresa, gli aggressori tornarono in Asia Minore coi prigionieri catturati a Eretria.
La battaglia di Maratona è famosa anche per la leggenda dell'emerodromo Fidippide che, secondo Luciano di Samosata, avrebbe corso ininterrottamente da Maratona ad Atene per annunciare la vittoria e, giuntovi, sarebbe morto per lo sforzo. Pur trattandosi di una commistione di più storie antiche, il mito di tale impresa è resistito nei secoli fino a ispirare l'ideazione della gara podistica della maratona, che nel 1896 fu introdotta nel programma ufficiale della prima edizione dei giochi olimpici moderni tenutisi ad Atene.
La strada statale 131 Carlo Felice (SS 131) è una strada statale italiana sita in Sardegna. Compresa nella rete stradale fondamentale isolana, ne rappresenta la principale arteria di collegamento, andando a sopperire de facto all'assenza di autostrade nella regione. Riveste una discreta importanza anche fuori dal contesto isolano facendo parte del corridoio plurimodale Sardegna-continente, delle reti transeuropee dei trasporti e della strada europea E25 (di cui costituisce il tratto finale e più meridionale).
Percorre l'isola da sud a nord nella sua parte occidentale per 231.559 km, collega Cagliari a Porto Torres passando per Oristano e Sassari. Attraversa la città metropolitana di Cagliari e le province del Sud Sardegna, di Oristano, di Nuoro e di Sassari. Scorre nel Campidano di Cagliari, di Sanluri, e di Oristano; nel Marghine, nel Meilogu e nel Sassarese.
Da essa si diramano le dorsali SS 291 var, SS 131 DCN e SS 729 che la collegano rispettivamente alle rimanenti principali città dell'isola: Alghero, Nuoro e Olbia. È interamente gestita dall'Anas, per 137.000 km tramite il compartimento di Cagliari e per i restanti 89.059 km mediante quello di Sassari.
Perè Golon (o Golom) o anche Berhè Golon, detto Alì (Cheren, 1904 circa – ...) è stato un fantino eritreo. Secondo alcune fonti il suo vero nome era Bathà Golom.
Fu il primo fantino straniero nella storia plurisecolare del Palio di Siena, ed è ancora oggi l'unico fantino di colore ad aver preso parte alla corsa senese.
Ricorre oggi: la Chiesa cattolica celebra la memoria dei santi Nicola Greco, Rustico di Verona e Teresa Benedetta della Croce.
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il Wikipediano, notizie dalla comunità
“Voi pensate: i tempi sono cattivi, i tempi sono pesanti, i tempi sono difficili. Vivete bene e muterete i tempi.„
Sant'Ambrogio
La ginnasta brasiliana Daniele Hypólito alle Olimpiadi estive del 2016.
Riconciliazione
Tommasina Guidi, Milano, 1897.