È il centro più importante e noto degli albanesi di Sicilia[7], nonché il più grande stanziamento arbëresh, dove da secoli risiede storicamente la più popolosa comunità albanese d'Italia[8][9][10]. Denominata fino al 1941 Piana dei Greci per il rito greco-bizantino professato dai suoi abitanti, è sede vescovile dell'Eparchia di Piana degli Albanesi, circoscrizione della Chiesa italo-albanese, la cui giurisdizione si estende su tutte le chiese insulari di rito orientale.
Contribuì notevolmente al progresso della cultura e della letteratura albanese con una nutrita schiera di intellettuali, avviando un decisivo processo della storia letteraria d'Albania. È considerata il luogo d'origine della letteratura arbëreshe, dalla quale nacque la prima opera albanese della diaspora (1592)[16], e iniziatrice - fra '500 e ‘600[17] - della prima scuola europea nella quale si insegnava in lingua albanese[18]. Nel 1903, inoltre, vi fu tenuto il terzo dei Congressi linguistici d'ortografia albanese, dove vennero dibattuti problemi linguistici, letterari e politici e si creò una Società Nazionale Albanese.
^ Nasho Jorgaqi, Lontano e Vicino. Viaggio tra gli Albanesi d'Italia (titolo originale: Larg dhe afër. Shregtime arbëreshe, Casa Editrice 8 Nëretori, Tirana 1987), Pellegrini Ed., Cosenza, 1991, p. 26.
^Nel secolo scorso Piana degli Albanesi contava in media 10 000 abitanti. Nei primi anni venti è arrivata ad avere più di 12 000 abitanti, dei quali molti emigrarono verso le americhe e successivamente il nord Europa. Una nutrita comunità di arbëreshë della Hora vive a Palermo (15 000 secondo i dati riportati dalla Parrocchia italo-albanese di San Nicolò dei Greci alla Martorana). Come riportato da D. Tare in "Arbëreshët e Italisë dhe çështja shqiptare" (Università di Tirana, 2016): Kjo koloni përmbante rreth 12.000 banorë dhe shquhet si një ndër kolonitë me ndjenjat më të larta kombëtare (Questa colonia contava circa 12.000 abitanti e si distingue come una delle colonie con i più alti sentimenti nazionali).
^ Giorgio Costantini, Studi Storici (PDF), su unibesa.it. URL consultato il 17 gennaio 2017.