Pier Angelo Fiorentino

Pier Angelo Fiorentino (Napoli, 30 marzo 1811[1]Parigi, 31 maggio 1864[2]) è stato un drammaturgo, giornalista, poeta, scrittore e traduttore italiano naturalizzato francese. In Italia si mise in luce prima per alcune opere, per lo più poesie e drammi, anche rappresentate in teatro, e poi, durante il Risorgimento, per aver aderito e partecipato ai lavori della Società nazionale per la confederazione italiana, ideata e presieduta da Gioberti, nonché per aver criticato l'allocuzione Non semel di Papa Pio IX[3]. Per la sua attività letteraria riscosse particolare successo in Francia. Oltralpe, dove collaborò con i principali giornali, come critico musicale e teatrale, si rese interprete, infatti, della miglior traduzione in francese della Divina Commedia di Dante[4]. Collaboratore di Alexandre Dumas, secondo una diffusa tradizione sarebbe stato il vero autore di alcune opere firmate dallo scrittore francese, fra le quali Il conte di Montecristo[5].

  1. ^ La data risulta dall'atto di nascita, registrato presso il distretto di Montecalvario (comune di Napoli), come pubblicato per la prima volta da L. Arnone Sipari (riferimenti in Collegamenti esterni). In precedenza G. Monsagrati nel Dizionario Biografico degli Italiani (riferimenti in Bibliografia) aveva indicato 5 marzo 1811 sulla scorta di ricerche parrocchiali da altri pubblicate. A. Manzi nella Enciclopedia Italiana (riferimenti in Collegamenti esterni) indicava invece il 18 maggio 1809. Anche C.F. Goffis nella Enciclopedia Dantesca (Collegamenti esterni) indicava il 1809.
  2. ^ Così Monsagrati nel Dizionario Biografico degli Italiani. A. Manzi nella Enciclopedia Italiana indica il 21 maggio dello stesso anno.
  3. ^ P.A. Fiorentino, Commento all'ultima allocuzione di Pio IX detta nel concistoro segreto del 29 aprile 1848, in C.I. Petitti, Sull'attuale condizione del Risorgimento, Fontana, Torino 1848, pp. 153-157.
  4. ^ P. Calà Ulloa, Pensées et souvenirs sur la littérature contemporaine du Royaume de Naples, vol. II, Ginevra 1859, p. 122.; J. Ferrazzi, Manuale dantesco, vol. I, Bassano 1865, p. 513.; W.P. Friederich, Dante's fame abroad, 1350-1850: the influence of Dante Alighieri on the poets and scholars of Spain, France, England, Germany, Switzerland and the United States, Roma 1950, pp. 165-166.
  5. ^ Tale ipotesi, che originava da alcuni scritti francesi, e in particolare dalle asserzioni di Eugène de Mirecourt, fu ripresa in Italia, in particolare nell'ambito di una nota polemica tra Alexandre Dumas padre e Francesco De Sanctis, efficacemente delineata da B. Croce, Alessandro Dumas a Napoli, in Uomini e cose della vecchia Italia, s. II, Laterza, Bari 1927, specie pp. 360-362. Croce, che giudicò l'asserzione di fatto una leggenda, ricordava, peraltro, come l'autore francese, rispondendo sdegnato alle accuse di plagio per Il conte di Montecristo, plaudiva il Fiorentino, definendolo: «il solo uomo d'ingegno che abbiate, il solo che rappresenti l'intelligenza meridionale a Parigi, un uomo che ha disputato ai nostri primi stilisti, a Janin, a Teofilo Gautier, a Paolo di St. Victor, la palma della lingua francese» (Ivi, p. 361). Sulla querelle, ricordata da ultimo dall'articolo di L. Croci, La vera storia del Conte di Montecristo, in «Il Giornale» del 9 luglio 2010 ( online (archiviato dall'url originale il 12 luglio 2010).), si veda anche la prefazione di C. Schopp a A. Dumas, Il conte di Montecristo, a cura di G. Panfili, Donzelli, Roma 2010, p. XV, n. 8.

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