Pinguinus impennis

Alca impenne
L'esemplare numero 8 e replica dell'uovo al Kelvingrove di Glasgow
Stato di conservazione
Estinto (1852)[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseAves
OrdineCharadriiformes
FamigliaAlcidae
GenerePinguinus
Bonnaterre, 1791
SpecieP. impennis
Nomenclatura binomiale
Pinguinus impennis
(Linnaeus, 1758)
Sinonimi

Alca impennis Linnaeus, 1758
Plautus impennis Brünnich, 1772
Pingouin impennis Buffon, 1817
Alca borealis Forster, 1817
Chenalopex impennis Vieillot, 1818
Alca major Boie, 1822
Mataeoptera impennis Gloger, 1842

Areale
Areale approssimativo (in azzurro), con i siti di nidificazione noti indicati da puntini gialli[2][3]

L'alca impenne (Pinguinus impennis Linnaeus, 1758) era un uccello incapace di volare della famiglia degli Alcidi, scomparso attorno alla metà del XIX secolo. Era l'unica specie giunta fino all'epoca storica del genere Pinguinus Bonnaterre, 1791, un gruppo di uccelli che comprendeva originariamente anche un'altra specie di alca gigante incapace di volare stanziata nella regione dell'oceano Atlantico. Nidificava su isole rocciose e remote che offrivano un facile accesso all'oceano e una ricca disponibilità di cibo, cose piuttosto difficili da trovare in natura e che spinsero questo animale a riprodursi unicamente in poche località. Al di fuori della stagione riproduttiva, le alche trascorrevano il tempo nutrendosi nelle acque del Nordatlantico, spingendosi a sud fino alle coste settentrionali della Spagna e anche nei pressi delle coste di Canada, Groenlandia, Islanda, Fær Øer, Norvegia, Irlanda e Gran Bretagna.

L'alca impenne raggiungeva i 75–85 cm di altezza e pesava circa 5 kg; era quindi la specie più grande della famiglia degli Alcidi. Aveva il dorso nero e il ventre bianco. Il becco, anch'esso di colore nero, era robusto e ricurvo, con scanalature sulla superficie. Durante l'estate, il piumaggio dell'alca impenne presentava una macchia bianca sopra ad ogni occhio. Durante l'inverno, l'alca perdeva queste macchie, ma sviluppava una fascia bianca che si estendeva attraverso gli occhi. Le ali erano lunghe solo 15 cm, e non consentivano all'uccello di volare. Al contrario, l'alca era un'ottima nuotatrice, caratteristica che impiegava durante la caccia. Le sue prede preferite erano pesci, come alose dell'Atlantico e capelani, e crostacei. Nonostante fosse agile in acqua, sulla terra era piuttosto goffa. Le coppie di alca impenne rimanevano unite per tutta la vita. Nidificavano in colonie fitte e numerose, deponendo un unico uovo sulla nuda roccia. L'uovo era bianco con marezzature brune. Entrambi i genitori covavano l'uovo per circa sei settimane prima che si schiudesse. La piccola alca lasciava il nido dopo due o tre settimane, nonostante i genitori continuassero a prendersene cura.

L'alca impenne aveva un ruolo importante presso molte tribù di nativi americani, sia come fonte di cibo che come creatura simbolica. Molti uomini appartenenti alla cosiddetta cultura arcaica marittima venivano seppelliti assieme ad ossa di alca impenne, e uno è stato addirittura trovato ricoperto da più di 200 becchi di alca, che si presume facessero parte di un mantello fatto con le loro spoglie. I primi esploratori europei giunti nelle Americhe utilizzarono le alche come una fonte conveniente di cibo o come esche per la pesca, riducendo di gran lunga il loro numero. Il fatto che il piumino di questo uccello fosse molto richiesto in Europa fece sì che quasi tutte le sue popolazioni europee fossero già scomparse attorno alla metà del XVI secolo. Gli scienziati richiamarono l'attenzione sul fatto che questi comportamenti avrebbero potuto portare alla scomparsa dell'alca impenne, che divenne beneficiaria delle prime leggi ambientali volte alla conservazione delle specie a rischio, ma ciò non fu abbastanza. La rarità crescente della specie ne fece aumentare notevolmente l'interesse presso musei e collezionisti privati europei, che fecero di tutto per ottenere sue spoglie e uova. Il 3 giugno 1844, gli ultimi due esemplari confermati vennero abbattuti a Eldey, al largo delle coste dell'Islanda, e con essi andò distrutto anche l'ultimo tentativo noto di riproduzione[4]. Successivamente vi sono state voci riguardanti avvistamenti o catture di esemplari sopravvissuti. L'avvistamento di un esemplare nel 1852 è considerato da alcuni l'ultimo mai effettuato di un individuo appartenente alla specie. L'alca impenne è citata in un certo numero di racconti e la rivista scientifica dell'Unione americana di ornitologia è chiamata The Auk in onore di questo uccello.

  1. ^ (EN) BirdLife International 2012, Pinguinus impennis, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ Grieve, Symington, The Great Auk, or Garefowl: Its history, archaeology, and remains, Thomas C. Jack, London, 1885.
  3. ^ Parkin, Thomas, The Great Auk, or Garefowl, J.E. Budd, Printer, 1894. URL consultato il 14 maggio 2010.
  4. ^ Elizabeth Kolbert, La sesta estinzione: una storia innaturale, traduzione di Cristiano Peddis, Vicenza, Neri Pozza Editore, 2014, ISBN 978-88-545-0860-6.

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