Pogrom di Leopoli

Una donna ebrea inseguita durante il pogrom.

I pogrom di Leopoli furono una serie di eventi legati ai massacri perpetrati dai nazionalisti ucraini, dagli squadroni Einsatzgruppen coadiuvati dalla popolazione civile, nel periodo dal 30 giugno al 2 luglio e dal 25 al 29 luglio del 1941.

Migliaia di ebrei furono vittime sia dei pogrom che degli omicidi degli Einsatzgruppen: i nazionalisti ucraini presero di mira gli ebrei nel primo pogrom, con il pretesto della loro presunta responsabilità per il massacro dei prigionieri dell'NKVD avvenuto a Leopoli, i successivi massacri furono guidati dai tedeschi nel contesto dell'Olocausto in Europa orientale. Nel 1944, quando i russi rientrarono in possesso di Leopoli, solo 200-300 ebrei erano ancora in vita.

I pogrom furono messi da parte nella memoria storica ucraina, a cominciare dai tentativi dell'Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN) tesi a eliminare o mascherare le violenze antiebraiche. Il cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal fu uno dei più famosi sopravvissuti ebrei di Leopoli, benché fosse stato deportato in un campo di concentramento invece di condividere la durissima sorte che toccò alla città.


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