Poliandria

Draupadi insieme con i suoi cinque mariti.
Simbolo della Poliandria

La poliandria, composizione di poli- (dal greco πολυ-, forma compositiva di πολύς «molto»[1]) e -andria (-ανδρία, derivato di ἀνήρ ἀνδρός «uomo»[2]), derivante dal greco πολύανδρος, che indica "donna «che ha molti sposi»"[3], è il tipo di poligamia che si instaura tra un individuo di sesso femminile e due o più individui, della stessa specie, di sesso maschile.

In etologia, il termine indica anche il comportamento di una femmina che, in una stagione, si accoppia con più maschi che collaborano ad allevare i cuccioli con le femmine. Si contrappone la poliginia, nella quale un maschio si accoppia con due o più femmine. Si distingue dal matrimonio di gruppo, poiché questo coinvolge più partecipanti di ciascun sesso.

È proibita dalla maggior parte delle confessioni religiose induiste e cristiane; inoltre non è riconosciuta legalmente nella maggior parte degli stati, compresi quelli che permettono la poliginia. Anche nelle culture dove è stata in auge, essa è ed è stata estremamente rara, e solo in particolari e limitate circostanze. In queste culture della poliandria, i mariti provenivano quasi sempre dalla stessa famiglia. La particolare forma di poliandria in cui una donna è sposata a due o più fratelli è nota come poliandria fraterna, e da molti antropologi è ritenuta la forma più frequente rilevata.

  1. ^ pòli-, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 9 aprile 2022.
  2. ^ -andrìa, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 9 aprile 2022.
  3. ^ poliandrìa, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 9 aprile 2022.

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