Un professore invitato[1], professore ospite[2] o professore visitatore[3], nel lessico accademico, indica uno studioso che passa un periodo di tempo limitato (solitamente un anno) in un'università straniera (mobilità accademica). Si tratta di uno status accademico che, a seconda dell'istituzione ospitante, può essere retribuito o no.
Le due qualifiche non sono equivalenti: il termine "professore invitato" si utilizza quando il docente è chiamato a svolgere anche un'attività didattica, mentre si parla di "professore ospite" quando l'impegno riguarda esclusivamente un'attività di ricerca. Per il principio dell'autonomia universitaria, le modalità per la selezione dei docenti stranieri e per l'attribuzione della qualifica sono decise in genere dai singoli atenei, sulla base di apposite deliberazioni.[4]
In alcuni Paesi (ad esempio gli Stati Uniti) il visto d'ingresso viene concesso esclusivamente per il motivo che ha determinato il viaggio-studio, e non si può quindi estenderlo semplicemente trovandosi un lavoro. In Italia invece i professori visitatori sono considerati lavoratori autonomi.
Lo status di professore invitato si ottiene, solitamente, grazie a particolari competenze o abilità in un determinato campo (per cui, ad esempio, si viene invitati per effettuare cicli di lezioni come visiting professor, o per un ciclo di conferenze), oppure per approfondire - grazie all'apporto di fondi provenienti dal paese ospitante - una qualche ricerca iniziata nel paese di provenienza (visiting researcher o research fellow). Dizioni quali visiting lecturer o visiting scholar hanno il medesimo significato, il loro utilizzo dipende dal paese e dall'Università ospitante.