Il Progetto Vanguard è stato un programma spaziale gestito dal Laboratorio di ricerca navale degli Stati Uniti d'America (NRL), avente lo scopo di mettere in orbita il primo satellite artificiale nella storia dell'uomo utilizzando come vettore un razzo Vanguard[1] lanciato dalla base di lancio di Canaveral, in Florida.
In risposta al lancio del satellite Sputnik 1 da parte dell'Unione Sovietica avvenuto il 4 ottobre 1957, gli USA, colti del tutto impreparati dall'evento (solo in seguito alla declassificazione di documenti secretati si scoprirà che sia la CIA che il presidente Dwight D. Eisenhower erano informati dei progressi sovietici riguardanti lo Sputnik grazie a immagini aeree scattate da aerei spia[2]), decisero di rilanciare il Programma Explorer, precedentemente proposto dall'Agenzia per i Missili Balistici (ABMA). Assieme al Jet Propulsion Laboratory (JPL), l'ABMA realizzò così il satellite Explorer 1 lanciandolo il 31 gennaio 1958. Prima di questo lancio, però, l'Unione Sovietica aveva messo a segno un altro colpo, ossia la messa in orbita, il 3 novembre 1957, del secondo satellite nella storia dell'umanità, lo Sputnik 2, mentre la popolazione degli Stati Uniti d'America aveva potuto osservare in televisione il fallimento del lancio del Vanguard TV-3 il 6 dicembre 1957, rendendosi conto della posizione piuttosto arretrata del proprio paese nella corsa allo spazio.
Il 17 marzo 1958, il Vanguard 1 divenne il secondo satellite messo in orbita terrestre dagli USA, nonché il primo ad utilizzare l'energia solare per alimentare i propri strumenti. Pesante solamente 1,47 kg e avente un diametro di 152 mm, il Vanguard 1 fu definito dall'allora premier sovietico Nikita Chruščëv "il satellite pompelmo" (in inglese: "The grapefruit satellite").[3]
Dato che lo Sputnik 1, lo Sputnik 2 e l'Explorer 1 si sono disintegrati effettuando il loro rientro in atmosfera, il Vanguard 1 e lo stadio superiore del suo razzo vettore sono a tutt'oggi i satelliti artificiali in orbita da più tempo.