Proteste in Thailandia del 2020-2021

Proteste in Thailandia del 2020-2021
parte del conflitto tra la classe dominante thailandese monarchico-militarista e le opposizioni democratiche
Dimostranti a Bangkok il 18 luglio
Data1ª fase: febbraio 2020
2ª fase: luglio-dicembre 2020
3ª fase: febbraio-aprile 2021
4ª e ultima fase: giugno-novembre 2021'
LuogoThailandia e alcune città all'estero
Causa
EsitoSoppressione delle proteste da parte delle forze dell'ordine e della magistratura, sensibilizzazione del popolo thailandese sui problemi della democrazia nel Paese[3][4]
Schieramenti
  • Khana Ratsadon 2563
  • Gente libera e Gioventù libera
  • Gruppo per il ritorno alla democrazia
  • Unione degli studenti di Thailandia
  • Thoey liberi
  • Gruppo della campagna per la Costituzione del popolo
  • Assemblea nazionale del lavoro
  • Assemblea dei poveri
  • Network dei lavoratori per i diritti umani
  • Collegio professionale di protezione della democrazia in Thailandia
  • Gruppo dei cattivi studenti
  • Studenti di scuole superiori, college e università thailandesi
Governo di Prayut Chan-o-cha
  • Forze armate
    • Comando delle operazioni per la sicurezza interna
  • Polizia
  • Senato
  • Amministrazione metropolitana di Bangkok
  • Gruppi civili filo-governativi
    • Cittadini thai che amano e riveriscono la monarchia
    • Aiuta la nazione
    • Coalizione di azione per la Thailandia
    • Organizzazione di raccolta spazzatura
    • Centro di coordinamento studenti per la protezione delle istituzioni nazionali
    • Lealisti thai (Thai pakdee)
  • Con il supporto della casa reale[5]
  • Richieste dei dimostranti
    Dimissioni del governo, scioglimento delle camere e nuove elezioni
    Fine della repressione governativa
    Nuova costituzione
    Abolizione della prerogativa dei militari nella nomina dei senatori
    Limitazione delle prerogative del re
    Voci di sommosse presenti su Wikipedia

    Le proteste del 2020-2021 in Thailandia sono state soprattutto una serie di grandi manifestazioni popolari contro il governo filo-militare e filo-monarchico di Prayut Chan-o-cha e contro la Costituzione del 2017 stilata dai militari, che garantì il controllo del Paese ai militari stessi. Iniziarono per un breve periodo nel febbraio 2020, ripresero a partire dal 18 luglio successivo fino a fine anno e, dopo una sosta dovuta alle misure prese per fronteggiare la pandemia di COVID-19 ricominciarono nel febbraio 2021. I dimostranti, in gran parte giovani e studenti che non avevano un vero leader,[6] invocarono tra le altre cose la riforma della monarchia nazionale, richiesta che non aveva precedenti nella storia della Thailandia. Le proteste furono espresse anche su internet e i social network ebbero un ruolo importante nella loro diffusione e nell'organizzazione delle dimostrazioni.

    Ebbero inizio verso fine febbraio per protestare contro la dissoluzione del Partito del Futuro Nuovo (PFN), che aveva riscosso grande successo soprattutto tra i giovani ed era stato protagonista alle elezioni del 2019; in particolare il PFN era stato molto critico verso Prayut e verso la Costituzione del 2017.[6] La prima ondata di proteste ebbe luogo esclusivamente nelle università e si concluse con i provvedimenti restrittivi presi dal governo a fine mese per fronteggiare la pandemia di COVID-19. Ripresero il 18 luglio con una grande dimostrazione al Monumento alla Democrazia di Bangkok organizzata dal gruppo Gioventù libera e le richieste principali furono lo scioglimento del Parlamento, la fine delle intimidazioni delle forze dell'ordine e una nuova costituzione. Tra le altre richieste che emersero dal movimento in quel periodo vi furono quelle per i diritti delle donne, del movimento LGBT e dei lavoratori, per la riforma dell'Istruzione pubblica, delle forze armate, del sistema giudiziario, e del sistema economico dominato da una ristretta cerchia di capitalisti, ecc.[7][8][9] Anche queste proteste ebbero fine con nuovi provvedimenti presi contro la pandemia.

    Il 3 agosto due gruppi studenteschi raccolsero pubblicamente firme per la riforma della monarchia, rompendo un secolare tabù del Paese, dove le critiche in pubblico alla monarchia sono punite severamente. Una settimana dopo destarono scalpore le 10 richieste per la riforma della monarchia presentate dal movimento studentesco. Alla manifestazione del 19 settembre presero parte tra i 20 000 e i 100 000 dimostranti e fu descritta come un'aperta sfida a re Vajiralongkorn. Vista l'imponente adesione alle proteste, il governo promise emendamenti alla Costituzione ma a fine mese il rinvio in Parlamento del voto per gli emendamenti alimentò il sentimento repubblicano tra la popolazione come mai era successo prima.[10][11] Le grandi dimostrazioni del 14 ottobre portarono il governo a promulgare per Bangkok un severo stato di emergenza, sostenendo che una dimostrazione aveva bloccato un corteo reale. Il provvedimento estese ulteriormente i poteri delle autorità che già erano aumentati con il decreto di emergenza di marzo relativo alla pandemia. Nonostante i divieti, le proteste continuarono e il 16 ottobre la polizia le disperse usando cannoni ad acqua. Il decreto di emergenza della settimana prima fu revocato il 22 ottobre.[12]

    Prayut convocò quindi la sessione speciale del Parlamento il 26 ottobre al termine della quale annunciò che non si sarebbe dimesso e che avrebbe presentato al Parlamento un progetto di legge per un referendum sugli emendamenti alla contestata Costituzione del 2017.[13][14] In novembre vi fu una nuova seduta straordinaria del Parlamento per valutare eventuali modifiche alla Costituzione, migliaia di dimostranti si radunarono nei pressi del palazzo e vi furono violenti scontri sia con le forze dell'ordine che con gruppi di monarchici filo-governativi. I disordini causarono per la prima volta dall'inizio delle proteste il ferimento di decine di persone. Il Parlamento votò in favore di due proposte di modifica che non prevedevano emendamenti agli articoli relativi alle riforme di monarchia e Senato richieste dalle opposizioni.[15]

    Il governo fin dall'inizio rispose alle proteste con l'incriminazione e la detenzione di diversi manifestanti (per aver violato il Decreto di emergenza), con le intimidazioni della polizia, l'impiego di unità speciali antiterrorismo dell'esercito, la censura dei media, la mobilitazione di gruppi filo-governativi e monarchici, e soprattutto schierando migliaia di poliziotti alle manifestazioni. Le decisioni da prendere in risposta alle richieste dei dimostranti furono rinviate, sostenendo che avessero il supporto di governi stranieri e organizzazioni non governative impegnate in una cospirazione globale contro la Thailandia. L'esecutivo diede inoltre ordine agli organi direttivi di scuole e università di vietare agli studenti di chiedere riforme della monarchia e di identificare i leader delle proteste. Durante le proteste di ottobre, dopo il rientro del re da uno dei suoi abituali soggiorni in Germania, furono impiegati l'esercito e la polizia anti-sommossa che eseguirono arresti di massa.[16]

    Nel novembre 2020 furono inviati mandati di comparizione a diversi leader del movimento con l'accusa di lesa maestà, utilizzando per la prima volta dopo due anni la severa legge nº 112 del codice penale che punisce il reato con pene fino a 15 anni di reclusione per ogni singola offesa. Nel febbraio 2021 vi fu il primo pronunciamento di un tribunale di Bangkok che negò la scarcerazione dei leader del movimento accusati di lesa maestà. Con buona parte dei leader incarcerati e con le preoccupanti ondate di nuovi contagi di COVID-19 nel Paese verificatesi verso fine 2020 e nell'aprile 2021, le manifestazioni di piazza persero intensità e le proteste proseguirono soprattutto attraverso internet, in particolar modo sui social network.[17][18][19][20]

    Dopo nuove proteste di piazza tenutesi a partire dal luglio 2021, il successivo 10 novembre la Corte costituzionale stabilì che le 10 richieste per la riforma della monarchia presentate il 10 agosto 2020 avevano come obiettivo la destabilizzazione dello Stato e il rovesciamento della monarchia, definendole un abuso dei diritti e delle libertà e un danneggiamento per la sicurezza dello Stato. La sentenza fu definita un "colpo di Stato giudiziale" che avrebbe potuto favorire il ritorno alla monarchia assoluta e innescare nuove accuse contro i dimostranti tra cui quella di tradimento, reato per il quale è prevista la pena di morte. Fu pronunciata quando erano almeno 156 gli attivisti incriminati per aver infranto la legge di lesa maestà dall'inizio delle proteste.[21][22][23] In quel periodo le proteste persero definitivamente l'intensità dei due anni precedenti a causa della repressione delle forze dell'ordine e delle condanne inflitte dai tribunali ai leader del movimento.[3][4]

    Molti dei dimostranti sarebbero in seguito entrati nel Partito Kao Klai – nel quale erano confluiti i membri del disciolto Partito del Futuro Nuovo – furono attivi nella campagna per le elezioni del maggio 2023 e alcuni si presentarono come candidati a deputato.[3][24][25] Kao Klai trionfò ottenendo 151 deputati e fu il primo partito alle elezioni, che videro il fronte democratico assicurarsi più di 300 dei 500 seggi alla Camera e rappresentarono il ripudio da parte del popolo thailandese di 9 anni di dittatura militare e dei partiti associati ai militari.[26][27]

    1. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore bbc32
    2. ^ (EN) Banned Thai opposition party says junta helped 1MDB cover-up, su reuters.com, 23 febbraio 2020.
    3. ^ a b c (EN) From the Streets to the Ballot Box: Ex-Student Protesters Prepare for Thailand’s Election, su thediplomat.com, 21 marzo 2023.
    4. ^ a b (EN) Thai capital braces for protests over PM's term limit, su reuters.com, 23 agosto 2022.
    5. ^ (EN) Thailand's unprecedented revolt pits the people against the King, su cnn.com, 16 ottobre 2020.
    6. ^ a b (EN) Explainer: What's behind Thailand's protests?, su reuters.com, 15 ottobre 2020.
    7. ^ (EN) The unjust massacre that is fuelling the democratic movement, su prachatai.com, 9 ottobre 2020 (archiviato dall'url originale il 1º novembre 2020).
    8. ^ (EN) Subs plan could sink govt fortunes, su bangkokpost.com.
    9. ^ (EN) All you need to know about Thai protests, su prachatai.com, 19 agosto 2020.
    10. ^ (EN) Thais hold huge protest demanding reforms, su bbc.com, 19 settembre 2020 (archiviato dall'url originale il 19 settembre 2020).
    11. ^ (EN) Jory Patrick, A Sarong for Clio, a cura di Peleggi Maurizio, Cornell University Press, 2019, pp. 97–118, DOI:10.7591/9781501725937-007, ISBN 978-1-5017-2593-7.
    12. ^ (EN) Thailand's Prime Minister lifts state of emergency. Protesters give him three days to resign, su edition.cnn.com, 22 ottobre 2020 (archiviato dall'url originale il 22 ottobre 2020).
    13. ^ (EN) Charter change boost, su bangkokpost.com, 27 ottobre 2020. URL consultato il 4 novembre 2020.
    14. ^ (EN) Thai PM Prayuth vows to carry on despite calls to quit, su reuters.com, 27 ottobre 2020. URL consultato il 4 novembre 2020.
    15. ^ (EN) Chayut Setboonsarng e Panarat Thepgumpanat, Thai protesters target police HQ after day of violence, su reuters.com, 18 novembre 2020. URL consultato il 19 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 19 novembre 2020).
    16. ^ (EN) A royal bubble bursts: Thailand’s king faces trouble on two continents, su latimes.com, 16 ottobre 2020.
    17. ^ (EN) Thai activists face charges of insulting king ahead of protest, su theguardian.com, 25 novembre 2020. URL consultato il 2 dicembre 2020.
    18. ^ (EN) Thai activists jailed pending trial for royal insults, su reuters.com, 9 febbraio 2021. URL consultato il 9 maggio 2021 (archiviato dall'url originale il 9 maggio 2021).
    19. ^ (EN) Thailand protests: What's next for the stalled pro-democracy movement?, su dw.com, 24 marzo 2021. URL consultato il 9 maggio 2021 (archiviato il 30 aprile 2021).
    20. ^ (EN) Thailand king cancels ceremonies as COVID surges, su asia.nikkei.com, 4 maggio 2021. URL consultato il 9 maggio 2021 (archiviato l'8 maggio 2021).
    21. ^ (EN) Thai court rules calls for curbs on monarchy are ‘abuse of freedoms’, su theguardian.com, 10 novembre 2021. URL consultato il 5 febbraio 2022.
    22. ^ (EN) Thai court rules students' royal reform call sought to overthrow monarchy, su reuters.com, 10 novembre 2021.
    23. ^ (EN) Thai court says calls for monarchy reform unconstitutional, su bbc.com, 10 novembre 2021.
    24. ^ (EN) Panarat Thepgumpanat e Panu Wongcha-um, Rise of Thailand’s youth party reflects still potent protest demands, su reuters.com, 12 maggio 2023.
    25. ^ (EN) Panu Wongcha-um, Young Thais who questioned monarchy look to win seats in parliament, su reuters.com, 20 aprile 2023.
    26. ^ (EN) Rebecca Ratcliffe, Thailand election 2023: opposition delivers crushing blow to military rule, su theguardian.com, 15 maggio 2023.
    27. ^ (EN) รายงานผลการเลือกตั้ง ส.ส. ปี พ.ศ.2566 อย่างเป็นทางการ [Rapporto ufficiale delle elezioni del 2023], su official.ectreport.com, Commissione elettorale, 24 maggio 2023 (archiviato dall'url originale il 26 maggio 2023).

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