Pterodactylus

Pterodactylus
Esemplare tipo sub-adulto di P. antiquus, esposto nella Collezione Bavarese di Stato di Paleontologia e Geologia
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
SottoregnoEumetazoa
SuperphylumDeuterostomia
PhylumChordata
SubphylumVertebrata
InfraphylumGnathostomata
SuperclasseTetrapoda
ClasseReptilia
Ordine Pterosauria
Famiglia Pterodactylidae
GenerePterodactylus
Cuvier, 1809
Nomenclatura binomiale
† Pterodactylus antiquus
Sömmerring, 1812
Sinonimi
  • Ornithocephalus
    Sömmering, 1812
  • Pterotherium
    Fischer, 1813[1]
  • Macrotrachelus
    Giebel, 1852
  • Diopecephalus?
    Seeley, 1871

Pterodactylus (dal greco πτέροv ptéron che significa ‘penna, ala’, e δάκτυλος dáktylos che significa ‘dito’, quindi ‘dalle dita alate’; Cuvier, 1809), in italiano comunemente noto come "pterodattilo", è un estinto genere di pterosauro, i cui membri sono popolarmente chiamati "pterodattili". Attualmente, il genere contiene una singola specie, Pterodactylus antiquus, che oltre ad essere la specie tipo è anche il primissimo genere di pterosauro mai rinvenuto.

I principali ritrovamenti di resti fossili di questo animale sono stati rinvenuti soprattutto nei Calcari di Solnhofen, di Baviera, in Germania, risalenti alla fine del periodo Giurassico (inizio Titoniano), circa 150,8-148,5 milioni di anni fa,[2] anche se alcuni resti frammentari sono stati rinvenuti anche in altre aree in Europa e in Africa.

Questo animale era un predatore che probabilmente si cibava soprattutto di pesci e piccoli invertebrati marini. Come tutti gli pterosauri, anche le ali dello Pterodactylus erano formate da una membrana di pelle che si estendeva dalla fine del quarto dito della "mano" fino agli arti posteriori. L'ala era supportata, ulteriormente, internamente da fibre di collagene ed esternamente da strutture cheratinose.

  1. ^ Fischer von Waldheim, J. G. 1813. Zoognosia tabulis synopticus illustrata, in usum praelectionum Academiae Imperialis Medico-Chirurgicae Mosquenis edita. 3rd edition, volume 1. 466 pages.
  2. ^ Schweigert, G., Ammonite biostratigraphy as a tool for dating Upper Jurassic lithographic limestones from South Germany – first results and open questions, in Neues Jahrbuch für Geologie und Paläontologie – Abhandlungen, vol. 245, n. 1, 2007, pp. 117–125, DOI:10.1127/0077-7749/2007/0245-0117.

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