Pudore

Il pudore, o anche la pudicizia, è un'attitudine dell'individuo dettata da un sentimento di riserbo, discrezione e intimità, che evita di ostentare o esprimere ciò che può contrastare con la morale o i codici sociali.[1] È legato alla relazione con l'altro, regolata da regole di comportamento vigenti in una determinata società[2] e, nel caso della civiltà occidentale, ciò attiene prevalentemente al corpo ed alla sessualità[3].

Pudore, statua in marmo di una donna parzialmente drappeggiata, ad opera di Jean-Louis Jaley (1875)

Si differenzia dalla decenza, che obbedisce a codici di condotta esteriori[4], perché il pudore - limitando l'esibizione del corpo o la dimostrazione di emozioni - determina una reazione interiore al soggetto, quando percepisce che il limite è attraversato[5].

  1. ^ Pudicizia, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  2. ^ E. LITTRÉ, Dictionnaire de la langue française, Paris, 1863, s. v.
  3. ^ "Il pudore si oppone sempre allo svelamento di una regione del corpo come a quello di un sentimento, che deve restare nel segreto, nei territori interni": Bruno Callieri, Pudore, in Universo del Corpo (2000)
  4. ^ Nel "rispetto di un certo galateo linguistico, di una retorica (...) dell’onesta dissimulazione" vede "un codice preciso del comportamento cortigiano" Chiara Lastraioli, Ingegneria del dialogo nel «Ragionamento delle corti» di Pietro Aretino, Studi italiani. A.9 (N.1), 1997, p. 13.
  5. ^ A. REY, «Pudeur», Dictionnaire culturel en langue française, ID. dir., Paris, 2005, p. 2225.

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