Il Purgatorio è il processo o il luogo di purificazione o di pena temporanea in cui, secondo la fede cattolica, le anime di coloro che muoiono in uno stato di grazia sono preparate per il Paradiso.[1] Nella teologia cattolica è "la condizione di coloro che, morti nella grazia di Dio, non sono ancora perfettamente purificati e devono quindi purificarsi al fine di ottenere la santità necessaria per essere ammessi alla visione di Dio".[2]
Il termine Purgatorio (dal latino: purgatorium, da purgare, "epurare") ha assunto anche una vasta gamma di significati storici e moderni relativi a sofferenze postmortem minori in comparazioni alla dannazione eterna.[1] L'"uso comune cristiano" gli attribuisce il senso di "uno dei tre regni dell'oltretomba, insieme all'Inferno e al Paradiso".[2]
Altre confessioni cristiane, oltre al cattolicesimo, riconoscono l'esistenza di un processo di santificazione ossia purificazione dopo la morte che presenta tratti in comune con il concetto cattolico del Purgatorio e viene spesso denominato con lo stesso termine,[3][4] come nell'ortodossia bizantina[5] e nell'ortodossia orientale copta (come attesta la Vita di San Ciro monaco).[6] In ambito protestante, lo stesso Martin Lutero affermò inizialmente di credere nel Purgatorio e perfino nel fuoco purgatoriale[7] (e nella sopravvivenza immediata dell'anima: «l'anima non dorme ma è sveglia e vede e ascolta le parole degli angeli e di Dio»[8]), visioni di cui nella Tradizione della Chiesa cattolica ma che non fa parte della sua dottrina definita.[9] Anche in tempi più recenti alcuni teologi protestanti sostengono dottrine simili a quella cattolica del Purgatorio. Fra questi troviamo, in ambito metodista, Jerry L. Walls;[3][10][11][12] in ambito anglicano, il teologo e romanziere C. S. Lewis,[13] il teologo e fisico John Polkinghorne,[14] il teologo e biblista John Bertram Phillips,[15] e molti altri anglicani;[16] in ambito presbiteriano George MacDonald[16][17] e William Barclay.[16] Altri protestanti escludono il Purgatorio e addirittura l'aldilà in favore della sola resurrezione ("visione beatifica differita, dai più ritenuta un'eresia e tipica ad esempio degli avventisti del settimo giorno), basandosi su altri passi dello stesso Lutero, in cui il riformatore contraddice quanto scritto in precedenza definendo il Purgatorio "una pura fantasmagoria", in questo convergendo con Giovanni Calvino, in quanto sminuirebbe i meriti del sacrificio di Cristo. Lutero riprende poi l'espressione paolina secondo cui i morti "dormono in Cristo" (teoria del sonno in Cristo, nell'eternità di Dio[18]):
«Dormiremo fino a quando Cristo arriverà e busserà alla nostra tomba: “Dottor Martino, alzati!”. E subito mi alzerò e vivrò insieme a lui nella gioia eterna.»
Lutero, riferendo della morte di Abramo,[20] e della parabola lucana di Lazzaro e del ricco Epulone,[21] afferma che il «seno di Abramo» è stato sostituito dal «seno di Cristo», dove le anime dormono in pace, come è detto,[22] fino al giorno del giudizio. Non ci è dato sapere altro se non che «le anime non soffrono delle pene dell'inferno, ma è a loro preparato un cubicolo nel quale dormano in pace», mentre la «stoltezza dei papisti» ha inventato addirittura cinque diversi luoghi per le anime dei morti.[23] Dopodiché saranno giudicati e giustificati (oppure no) secondo la Fede. Nel frattempo anche «i santi dormono e non sanno quello che succede».[24] Alcuni pensano che questa posizione luterana contraddittoria sull'immortalità dell'anima e sul Purgatorio sia in sola funzione di vietare il culto dei santi[25] e soprattutto la detestata vendita delle indulgenze.
Il concetto del Purgatorio come regno dell'oltretomba distinto dall'Inferno e dal Paradiso , dove i peccatori vengono puniti temporaneamente con il fuoco (immagine comune in Occidente) è escluso non solo da altri gruppi sia orientali che occidentali ma non è affermato neanche dalla Chiesa cattolica: infatti non fanno parte della sua fede definita sul Purgatorio due dei più prominenti elementi dell'immaginario popolare: quello di una località a parte e quello della purificazione per mezzo del fuoco materiale.[26][27] Il Catechismo della Chiesa Cattolica distingue fra, da una parte, "la dottrina della fede relativa al Purgatorio formulata dalla Chiesa soprattutto nei Concili di Firenze e di Trento" e, dall'altra parte, "la Tradizione della Chiesa [che], rifacendosi a certi passi della Scrittura, parla di un fuoco purificatore".[28] Il concetto del Purgatorio come luogo dell'anima, dimensione di pena e purificazione mediante il "fuoco" è affermato da vari santi e beati che hanno riferito di avere avuto visioni del purgatorio,[29] come santa Caterina da Genova, o santa Coletta di Corbie.[30]
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