Considerato uno dei più grandi artisti di ogni tempo e fra i massimi interpreti del concettoestetico del Bello[1], Raffaello ha vissuto una parabola lavorativa relativamente breve, ma estremamente prolifica e profondamente innovativa[2] per le numerose opere iconiche[3] e per il modo in cui queste sono state prodotte, avvalendosi di una bottega altamente strutturata e composta da numerosi professionisti di altissimo livello e varie discipline che il maestro dirigeva e a cui affidava buona parte del suo lavoro[1]. La "maniera" di Raffaello fu di vitale importanza per lo sviluppo del linguaggio artistico dei secoli a venire, sia per emulazione da parte dei suoi collaboratori che ne portarono avanti il linguaggio per decenni in tutta Europa[4] raccolti nella scuola del manierismo, sia per contrasto attraverso il rifiuto dell'opera raffaellesca iniziato da Caravaggio[5]. A tutto questo si aggiunge il pionieristico lavoro di studio e recupero delle vestigia dell'arte romana, impostato su rigorosi criteri scientifici, che lo rendono fra i padri dell'archeologia e della tutela dei beni culturali[6].
La sua influenza sulla storia dell'arte occidentale è straordinariamente estesa. Impostosi come modello fondamentale per tutte le accademie di belle arti fino alla prima metà dell'Ottocento, il mito di Raffaello ha raggiunto le avanguardie del XX secolo[3][7][8] e l'arte contemporanea del XXI secolo[9][10], fino a lambire altre arti come il cinema e il fumetto[11][12].
^ab Antonio Paolucci, Raffaello in Vaticano, collana Art e dossier, vol. 298, Milano, Giunti, 2013.
^ Valentina Tosoni, Raffaello, mito senza tempo, su la Repubblica, 24 gennaio 2018. URL consultato il 29 novembre 2020.
^Mostra di Giulio Paolini per Raffaello, su Raffaello - Custodi del mito in Lombardia. URL consultato il 29 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 28 febbraio 2021).