Raid a Cabanatuan

Raid a Cabanatuan
parte della campagna delle Filippine della Seconda guerra mondiale
I due percorsi usati per l'infiltrazione dei ranger e per l'esfiltrazione dei prigionieri oltre le linee giapponesi
Data30 gennaio 1945
LuogoCabanatuan, Provincia di Nueva Ecija, Filippine
EsitoLiberazione di 552 prigionieri di guerra alleati
Schieramenti
Comandanti
Stati Uniti (bandiera) Henry Mucci
Juan Pajota
Sconosciuti
Effettivi
  • 133 statunitensi
  • 250-280 guerriglieri filippini
(Stime)
  • 220 giapponesi a guardia dei prigionieri
  • 1 000 giapponesi nell'area
  • 5 000 - 8 000 giapponesi a Cabanatuan
  • Perdite
    • 2 soldati statunitensi e 2 prigionieri morti
    • 4 soldati statunitensi e 9 filippini feriti
  • 530 - 1 000+ morti
  • 4 carri armati distrutti
  • Voci di battaglie presenti su Wikipedia

    Il raid a Cabanatuan (in filippino: Pagsalakay sa Cabanatuan), noto negli Stati Uniti come il Grande Raid (in inglese: the Great Raid; in filippino: Ang Dakilang Pagsalakay), ebbe luogo durante la campagna delle Filippine della seconda guerra mondiale, con lo scopo di salvare dei prigionieri di guerra statunitensi e dei civili filippini dal campo giapponese presso Cabanatuan, sull'isola di Luzon. Il 30 gennaio 1945, un gruppo di soldati statunitensi appartenenti ai ranger e all'unità da ricognizione, denominati Alamo Scout, della 6ª Divisione di fanteria coadiuvati da guerriglieri filippini liberarono più di 500 uomini.

    Dopo la resa di decine di migliaia di soldati alleati nel 1942, in seguito alla marcia della morte di Bataan, i giapponesi suddivisero e imprigionarono i sopravvissuti in diversi campi di prigionia. A Cabanatuan, tenuti in condizioni brutali, con il progredire del conflitto i prigionieri iniziarono a temere di essere uccisi dai giapponesi prima che le truppe statunitensi giungessero per liberarli. Tale era anche la preoccupazione dei comandanti della 6ª Armata, i quali, assieme alla Resistenza filippina, a fine gennaio 1945, realizzarono un piano per salvare i prigionieri. Il gruppo di ranger e di ricognitori dell'Esercito, accompagnati da guerriglieri filippini, si inoltrarono così oltre le linee giapponesi, per raggiungere il campo di prigionia.

    Nel raid notturno che ne seguì, il gruppo colse di sorpresa le truppe giapponesi di guardia. Centinaia di nipponici rimasero uccisi nell'attacco, durato appena trenta minuti, e che causò perdite minime tra gli statunitensi. I 552 prigionieri liberati furono poi scortati alle linee americane. Essi poterono poi testimoniare quanto avvenuto nella marcia della morte e sulle atrocità subite nel campo di prigionia, mentre i liberatori ricevettero onorificenze dal generale MacArthur e dal presidente Franklin D. Roosevelt.


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