La razza nordica è una delle tre sub-razze nelle quali, nell'antropologia del XIX e primo XX secolo, veniva suddivisa la più ampia "razza caucasica" (oggi definita "Europoide") secondo i canoni della antropometria fisica.
La classificazione fu proposta in alcuni studi di antropologia fisica tra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo; secondo queste teorie, le persone appartenenti alla "razza nordica" si trovano soprattutto nei paesi nordici, (l'Europa settentrionale, in particolare la penisola scandinava) e in parte nell'Europa centrale e nell'Europa orientale; sono caratterizzati dalla pigmentazione chiara di occhi, capelli e pelle, statura tendenzialmente alta, faccia stretta e cranio allungato (dolicocefalia)[1].
I tratti psicologici dei nordici sono stati descritti come veritieri, equi, competitivi, ingenui, riservati ed individualisti[2]. Altre supposte sub-razze sono la "razza alpina", la "razza dinarica" (preponderante tra i popoli balcanici), la "razza baltica orientale" (ossia gli Slavi, soprattutto orientali) e la "razza mediterranea".
Il "nordicismo" fu un'ideologia di separatismo razziale che vedeva i nordici come un gruppo razziale in via di estinzione, questo soprattutto nel libro dell'avvocato statunitense Madison Grant (1865-1937) intitolato The Passing of the Great Race: Or, The Racial Basis of European History (del 1916), e tale ideologia fu popolare soprattutto nel tardo XIX secolo e nei primi anni del XX in alcuni paesi nordoccidentali, centrali e settentrionali dell'Europa, come pure in America settentrionale e in Australia.
Il nazionalsocialismo ebbe a sostenere che la razza nordica costituisse il grado più alto possibile della "razza ariana" e che pertanto venisse a rappresentare la "razza superiore" (Herrenvolk)[3].