Regno Celeste di Taiping

Regno Celeste di Taiping
Regno Celeste di Taiping - Stemma
Dati amministrativi
Nome completoRegno Celeste della Grande Pace
Lingue ufficialicinese
Lingue parlatecinese tradizionale
Inno"Ode al Celeste Regno"
CapitaleNanchino
Politica
Forma di governoMonarchia assoluta teocratica
Nascita1851 con Hong Xiuquan
CausaRivolta dei Taiping
Fineluglio 1864 con Hong Tianguifu
CausaPresa della capitale Nanchino da parte della Dinastia Qing e dalla truppe francesi ed inglesi
Territorio e popolazione
Popolazione30.000.000 nel 1860
Economia
ValutaShengbao
Evoluzione storica
Preceduto da Dinastia Qing
Succeduto da Dinastia Qing

Il Regno Celeste di Taiping, ufficialmente Regno Celeste della Grande Pace, è stata una monarchia assoluta teocratica che cercò di rovesciare la dinastia Qing. Il Regno Celeste, o Dinastia Celeste,[1] era guidato da Hong Xiuquan. La sua capitale era Tianjing, l'attuale Nanchino. La guerra senza successo intrapresa contro i Qing è conosciuta come la rivolta dei Taiping.

Autoproclamato fratello minore di Gesù Cristo[2] e convertito al cristianesimo protestante, Hong Xiuquan guidò un esercito che controllava una parte significativa della Cina meridionale durante la metà del XIX secolo, espandendosi infine fino a raggiungere una dimensione di quasi 30 milioni di persone. Il regno ribelle annunciò riforme sociali e la sostituzione del buddismo, del confucianesimo, della religione popolare cinese e dell'Islam con la sua forma di cristianesimo, ritenendo che fosse il secondo figlio di Dio e il fratello minore di Gesù. Le aree di Taiping furono assediate dalle forze Qing durante gran parte della ribellione. Il governo Qing sconfisse la ribellione con l'eventuale aiuto delle forze francesi e britanniche.

  1. ^ Jonathan D. Spence, God's Chinese son: the Taiping Heavenly Kingdom of Hong Xiuquan, 1. publ. as a Norton paperback, Norton, 1997, ISBN 978-0-393-03844-6.
  2. ^ H. M. Lo, Review of The Taiping Rebellion: History and Documents. Volume I : History, in Monumenta Serica, vol. 25, 1966, pp. 440–445. URL consultato il 28 aprile 2024.

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