Le religioni in India è caratterizzata da un'amplissima diversità di credenze e pratiche culturali. Il subcontinente indiano è stato il luogo di nascita di quattro fra le religioni maggiori del mondo: dall'antica fede vedica s'è sviluppato col tempo l'odierno induismo, poi il buddhismo fondato dal principe Siddhartha Gautama ed il suo contemporaneo giainismo; infine, il sikhismo, la religione più recente, nata nel XV secolo da una commistione di insegnamenti islamici e induisti. Lungo tutto il corso della sua storia la religione è stata sempre una parte molto importante della cultura e del pensiero filosofico del Paese; la diversità e la tolleranza religiosa hanno entrambe sede e fondamento stabile sia nella tradizione che nelle leggi della moderna nazione indiana.
La stragrande maggioranza della popolazione (oltre il 93%) si considera facente parte come membro effettivo ad una qualche religione: secondo il censimento del 2001[1], l'induismo (con tutte le sue credenze correlate) è diffuso tra l'80,5% della popolazione, l'islam viene invece seguito dal 13,4% degli abitanti, il cristianesimo dal 2,3%, il sikhismo dall'1,9%, il buddhismo dallo 0,9% ed il giainismo dallo 0,4%: queste sono le maggiori e più antiche religioni professate in India. Vi sono anche altre tradizioni minori, di origini tribali, come il "santal", il "sanamahismo", le Adivasi e numerose forme di animismo.
La quantità e varietà di diversità nei sistemi di credenza religiosa dell'India odierna è il risultato sia dell'esistenza di molte religioni indigene che dell'assimilazione ed integrazione sociale di fedi religiose portate dall'esterno da viaggiatori, immigrati e commercianti, ma anche da invasori e conquistatori, com'è il caso dei musulmani Moghul. Il mazdeismo (o zoroastrismo) e l'ebraismo hanno anch'essi un'antica storia nel Paese, ognuno con diverse migliaia di aderenti.
In India vi è poi la comunità mazdea (Parsi e Irani) e Bahá'í più grande del mondo[2][3], pur non essendo native del subcontinente ma nate entrambe nella regione dell'odierno Iran; il rapporto della fede Baha'i con la spiritualità indiana è comunque molto stretto, riconoscendo quest'ultima sia l'illuminato Siddhartha Gautama dei buddhisti che il Krishna degli induisti come manifestazioni del Dio onnipotente[4].
La diaspora indiana nei paesi occidentali europei e nordamericani ha reso poi familiari e molto popolari, a partire dalla seconda metà del XX secolo, vari aspetti della filosofia indiana, come lo Yoga, il concetto di meditazione, la medicina ayurvedica, la divinazione, la levitazione, oltre alle teorie del Karma e della reincarnazione[5]. L'influenza delle religioni indiane è stato significativo in tutto il mondo; diverse organizzazioni e movimenti, come ad esempio l'Associazione internazionale per la coscienza di Krishna, la Brahma Kumaris, l'Ananda Marga ed altre ancora, hanno contribuito a diffondere fuori dal territorio indiano le credenze e le pratiche spirituali tradizionali del subcontinente.
La popolazione musulmana dell'India è la terza maggiore del mondo, con un'ampia comunità sciita; i santuari dedicati ad alcuni tra i maggiori santi del sufismo si trovano in territorio indiano ed attirano visitatori da ogni parte del mondo[6]. Il paese è inoltre patria di alcuni tra i più famosi ed importanti monumenti dell'architettura islamica, come il Taj Mahal e il Qutb Minar.
L'influenza indiana sulle tradizioni religiose persiste fino alle attuali leggi civili in materia di diritto familiare[7] e personale assunte pienamente dalla comunità musulmana[8]. La carta costituzionale dichiara la nazione essere una repubblica laica che deve difendere il diritto di ognuno dei propri cittadini a poter esprimere liberamente il suo culto e diffonderlo o di non aver per contro alcuna fede di tipo religioso[9][10]; la Costituzione indiana dichiara anche il diritto alla libertà di religione come uno dei diritti fondamentali dell'essere umano.