«Che cosa si attendeva? Non c'era da vendicare l'insulto fatto alla bandiera degli Stati Uniti d'America con la battaglia di Fort Sumter? Si doveva buttar giù la boria dei secessionisti. I migliori cittadini erano giunti per combattere! "Avanti su Richmond!" tuonava il New York Tribune[1].»
Richmond nella guerra di secessione statunitense fu la capitale ufficiale politico-amministrativa degli Stati Confederati d'America per quasi tutto il corso del conflitto. Essa non sarà solamente la sede dell'assemblea parlamentare e del potere esecutivo, ma servì anche come centro di produzione e base di raccolta per munizioni, armamenti pesanti e armi individuali, rifornimenti e manodopera per il Confederate States Army e la Confederate States Navy.
In quanto tale sarebbe stata difesa a tutti i costi indipendentemente dal proprio status politico; la città si venne a trovare a meno di 160 km in linea d'aria dalla capitale dell'Unione Washington.
Per la sua notevole importanza sia simbolica che, soprattutto, strategica, nello sforzo bellico confederato rimase uno dei principali bersagli di numerosi tentativi da parte delle forze dell'Union Army volti ad impossessarsene, in particolar modo durante la Campagna peninsulare del 1862 diretta da George McClellan e la Campagna terrestre del 1864 guidata da Ulysses S. Grant.
La sua sempre maggior vicinanza alle linee del fronte e dei combattimenti avrebbe condotto presto a farne un centro ospedaliero[2] (soprattutto il "Chimborazo Hospital")[3] e la sede di svariate prigioni militari. La città cadde infine il 3 aprile del 1865, con vaste porzioni del centro urbano distrutte dagli incendi a seguito dell'evacuazione generale decisa dal presidente degli Stati Confederati d'America.
Al termine della guerra saranno eretti un gran numero di memoriali, monumenti e musei.