Il Rinascimento in Sicilia rappresenta il progressivo sviluppo della cultura e dell'arte rinascimentale nell'isola, a partire dai suoi centri di diffusione Firenze, Roma e Napoli, e i conseguenti esiti artistici che rappresentarono spesso un compromesso tra il classicismo rinascimentale, il substrato culturale tardo medievale e gli influssi fiamminghi e gotici. Infatti Messina, città che ebbe legami commerciali con la Lega Anseatica[1], sviluppò una forte intesa culturale con le Fiandre grazie anche alla migrazione di maestranze che si insediarono in Sicilia. Questa forte presenza fiamminga proseguì anche nei secoli successivi. Nel XV e XVI secolo il Regno di Sicilia prima fece parte di quella sorta di confederazione dinastica facente capo alla Corona d'Aragona e poi entrò a far parte dell'Impero Spagnolo di Carlo V e dei suoi successori.
La storia del lento affermarsi del linguaggio rinascimentale nell'isola si può far iniziare convenzionalmente nel decennio tra 1460 e 1470 con la presenza in Sicilia di Antonello da Messina, Francesco Laurana e Domenico Gagini, a volte presenti contemporaneamente negli stessi luoghi, con reciproche influenze.