Rudolf Brazda

Rudolf Brazda il 15 aprile 2009

Rudolf Brazda (Brossen, 26 giugno 1913Bantzenheim, 3 agosto 2011) è stato l'ultimo sopravvissuto a un campo di concentramento ad essere stato deportato con l'accusa di omosessualità.[1][2]

Brazda ha trascorso quasi tre anni al campo di concentramento di Buchenwald, dove la sua uniforme da prigioniero era marchiata con il caratteristico triangolo rosa che i nazisti usavano per contrassegnare gli uomini internati come omosessuali. Dopo la liberazione di Buchenwald, Brazda si stabilì in Alsazia, nel nord-est della Francia, nel maggio 1945, e vi visse per il resto della sua vita.

Sebbene altri uomini omosessuali sopravvissuti all'Olocausto siano ancora vivi, non erano conosciuti dai nazisti come omosessuali e non furono deportati come internati per omosessualità. Almeno due uomini gay internati come ebrei, ad esempio, hanno parlato pubblicamente delle loro esperienze.[3][4][5]

  1. ^ (EN) Dennis Hevsei, Rudolf Brazda, 98, Dies; Survived Pink Triangle", in New York Times, 6 agosto 2011. URL consultato il 6 agosto 2011.
  2. ^ (EN) Emily Langer, Rudolf Brazda dies; gay man who survived Nazi concentration camp was 98, in Washington Post, 7 agosto 2011. URL consultato il 7 agosto 2011.
  3. ^ (EN) Steve Rothaus, Another living gay Holocaust survivor identified, in The Miami Herald, 9 agosto 2011. URL consultato il 10 agosto 2011.
  4. ^ (EN) Steve Rothaus, Museum curator: Unlikely, but not impossible, that pink-triangle survivors remain from World War II, in The Miami Herald, 10 agosto 2011. URL consultato il 10 agosto 2011.
  5. ^ (EN) Dan Levy, Page One: Emerging From Holocaust's Shadow, in San Francisco Chronicle, 30 marzo 1996. URL consultato il 19 febbraio 2018.

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