STS-3xx

STS-3xx
Emblema missione
Dati della missione
Lanciogiorno di volo #45 della missione STS-1xx
Luogo lancioLC-39A/B Kennedy Space Center
Atterraggiogiorno di volo #49 della missione STS-1xx
Durata4 giorni
Parametri orbitali
Inclinazione51.6 °

STS-3xx è la sigla con la quale si contrassegnano le missioni dello Space Shuttle chiamate Lancio in caso di necessità (Launch On Need, LON). Si tratta di missioni di recupero per l'equipaggio di uno Space Shuttle se la navetta venisse danneggiata e incapace di effettuare un sicuro ritorno sulla Terra. Una tale missione verrebbe autorizzata se il controllo missione determinasse il danneggiamento dello scudo termico e dei pannelli rinforzati carbonio-carbonio (RCC) di un orbiter in volo al di là delle normali capacità di riparazione. Queste missioni sono anche chiamate Lancio su richiesta (Launch On Demand, LOD).

Nel caso di recupero, verrebbero utilizzati l'orbiter e quattro persone dell'equipaggio destinate alla missione successiva. La pianificazione e l'addestramento del volo di recupero permettono alla NASA di lanciare la navetta entro un periodo di 40 giorni dall'avvio della missione. Durante questo periodo di tempo è previsto che l'equipaggio dello Shuttle danneggiato trovi rifugio sulla Stazione spaziale internazionale (ISS). La ISS è infatti in grado di sostenere un ulteriore equipaggio, oltre a quello già presente, per un periodo di circa 80 giorni. La limitazione di questo intervallo di tempo è dovuto alla quantità di ossigeno disponibile.[1] Le operazioni di mantenimento dell'equipaggio dello Shuttle sulla stazione spaziale sono chiamate all'interno della NASA come Contingency Shuttle Crew Support (CSCS).[2] È previsto che, nel caso di annullamento di missione prima che lo Shuttle abbia raggiunto l'orbita della ISS, la stazione venga spostata per raggiungere ed incontrare la navetta spaziale. La procedura viene chiamata joint underspeed recovery.[3]

Precedentemente alla missione STS-121 le procedure prevedevano che lo Shuttle danneggiato venisse abbandonato e distrutto facendolo rientrare nell'atmosfera. Le missioni Shuttle successive avevano in dotazione un cavo di 8,5 metri progettato per collegare i controlli manuali del ponte di volo in modo da permettere al controllo di missione di far atterrare lo Shuttle danneggiato senza equipaggio a bordo. Una tale eventualità potrebbe essere presa in considerazione nel caso il veicolo fosse troppo danneggiato per rischiare un atterraggio con persone a bordo, ma con delle possibilità di atterrare intatto. Il sito di atterraggio per un tale volo automatico potrebbe essere la base Edwards Air Force Base in California[4] dove un grande letto di un lago prosciugato permetterebbe un maggiore margine di errore. Un altro possibile sito di atterraggio potrebbe essere anche il White Sands Missile Range nel Nuovo Messico.[1][collegamento interrotto] In base alle regole di volo presenti, la traiettoria di rientro dello shuttle danneggiato sarebbe tale che, in caso di incidente i detriti precipitino dell'Oceano Pacifico del sud.[2]

Una missione di recupero, nel caso fosse stata attuata, sarebbe stata probabilmente l'ultimo volo di uno Shuttle e avrebbe rappresentato la fine del programma spaziale basato su tali navette.[5]

  1. ^ Flight Readyness Review Briefing, Transcript of press briefing carried on NASA TV, 17 giugno 2006 (PDF), su nasa.gov. URL consultato il 4 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 25 giugno 2017).
  2. ^ a b Contingency Shuttle Crew Support (CSCS)/Rescue Flight Resource Book. 12 luglio, 2005 (PDF), su nasa.gov. URL consultato il 4 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 16 febbraio 2017).
  3. ^ Engineering for Complex Systems Knowledge Engineering for Safety and Success Project[collegamento interrotto]
  4. ^ http://www.nasaspaceflight.com/content/?id=4582 Archiviato il 30 settembre 2007 in Internet Archive.
  5. ^ Traci Watson, The mission NASA hopes won't happen, USA Today, 22 marzo 2005. URL consultato il 13 settembre 2006.

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