Sai 釵 | |
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Due antichi sai | |
Tipo | Manganello |
Origine | Giappone |
Impiego | |
Utilizzatori | polizia |
Descrizione | |
Tipo di lama | non-affilata, a sezione circolare |
Tipo di punta | acuminata o smussata |
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Sai (釵) è il nome ryukyuano per un'arma tradizionale di Okinawa[1] anche usata in India, Cina, Indonesia, Malaysia e Thailandia. La sua forma è essenzialmente composta da una sorta di bastone arrotondato e appuntito, con due lunghe proiezioni non affilate (tsuba) attaccate al manico. La parte finale del manico viene denominata tirapugni. I sai vengono costruiti in varie forme: quelli tradizionali sono arrotondati, mentre alcune riproduzioni hanno adottato un ottagono nel rostro centrale. Gli tsuba sono tradizionalmente simmetrici, tuttavia, il sai chiamato manji o Matayoshi-sai, sviluppato da Shinko Matayoshi, impiega due tsuba uno opposto all'altro.
Si crede che il sai sia sempre stato un'arma, benché alcuni ipotizzano si sia originato come uno strumento dell'agricoltura usato per misurare i gambi, campi arati, piantare il riso, o come fermi per le ruote dei carri, anche se le prove di questi usi sono limitate. Il sai è conosciuto per essere stato usato in altre parti dell'Asia prima del suo arrivo a Okinawa. Le prove più recenti lo porterebbero ad un'origine indonesiana. In malese il sai è conosciuto come chabang (anche scritto cabang/tjabang, col significato di "ramo") e si pensa derivi dal tridente indiano. Attraverso il commercio, il chabang si diffuse attraverso il resto dell'Indocina e potrebbe aver raggiunto Okinawa da uno o più di questi luoghi simultaneamente. Nelle arti marziali cinesi quest'arma è nota col nome di Tiěchǐ (铁尺) ed è particolarmente utilizzata dall'etnia Zhuang del Guangxi.