Salah ad-Din | |
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Salah ad-Din, da un codice arabo del XII secolo | |
Sultano d'Egitto e Siria al-Malik al-Nāṣir | |
In carica | 1174 - 1193 |
Incoronazione | 1174, Il Cairo |
Predecessore | al-Salih Isma'il (Siria) al-'Adid (Egitto) |
Successore | al-Afdal 'Ali (Siria) al-'Aziz Uthman (Egitto) |
Nome completo | Ṣalāḥ al-Dīn Yūsuf ibn Ayyūb |
Nascita | Tikrit, 1138 |
Morte | Damasco, 4 marzo 1193 |
Luogo di sepoltura | vicinanze della Grande Moschea degli Omayyadi, Siria |
Dinastia | Ayyubidi |
Padre | Najm al-Din Ayyub |
Consorte | Ismat al-Din Khatun |
Religione | Musulmano sunnita |
Salah ad-Din (in arabo صلاح الدين يوسف بن أيوب?, Ṣalāḥ al-Dīn Yūsuf ibn Ayyūb, in curdo سەلاحەدینی ئەییووبی, Selahedînê Eyûbî; Tikrit, 1138 – Damasco, 4 marzo 1193) è stato un sovrano e condottiero curdo, sultano d'Egitto, Siria, Yemen e Hijaz, dal 1174 alla sua morte, col titolo (laqab) di al-Malik al-Nāṣir ("il sovrano vittorioso"). Ha fondato la dinastia degli Ayyubidi ed è annoverato tra i più grandi strateghi di tutti i tempi.
Musulmano sunnita di origine curda, Saladino si oppose con le armi alle crociate europee nel Levante, come prima di lui avevano fatto 'Imad al-Din Zengi e suo figlio Norandino. Al culmine del suo potere, il suo sultanato includeva l'Egitto e altre parti del Nordafrica, Siria, Mesopotamia, Hijaz, Yemen.
Inviato presso i Fatimidi egiziani dal suo signore zengide Nūr al-Dīn Zengī nel 1163, Saladino scalò presto i ranghi del governo fatimide, diventando loro visir (wāsiṭa), anche in virtù dei suoi successi militari contro gli assalti dei crociati nel territorio egiziano e la sua intimità con l'Imam fatimide al-ʿĀḍid.
Quando lo zio di Saladino, Shīrkūh, morì nel 1169, al-ʿĀḍid nominò Saladino visir: evento non tanto straordinario quello di nominare visir un sunnita, vista la consuetudine fatimide di nominare non occasionalmente anche cristiani o ebrei alle più alte cariche non religiose dello Stato sciita ismailita. Durante il suo mandato come visir, Saladino cominciò a minare l'istituzione fatimide e dopo la morte di al-ʿĀḍid nel 1171 assunse il governo in nome del suo signore zengide, proclamando la fedeltà dei territori già fatimidi al califfato di Baghdad. Negli anni successivi, condusse incursioni contro i crociati in Palestina, ordinò la fortunata campagna di conquista dello Yemen e scongiurò ribellioni pro-fatimidi in Egitto.
Non molto tempo dopo la morte di Nūr al-Dīn nel 1174, Saladino avviò la conquista della Siria, entrando pacificamente a Damasco su richiesta del governatore Ibn al-Muqaddam, che era stato un generale di Norandino. Entro la metà del 1175, Saladino aveva conquistato Ḥamā e Homs, attirandosi l'ostilità dei vari zengidi, per nulla favorevoli all'ascesa del loro antico vassallo. Saladino sconfisse però l'esercito zengide in battaglia e fu successivamente proclamato "Sultano di Egitto e Siria" dal califfo abbaside al-Mustaḍīʾ. Portò a termine ulteriori conquiste nel nord della Siria e della Mesopotamia (Jazira), sfuggendo a due attentati alla sua vita perpetrati dagli Assassini, prima di tornare in Egitto nel 1177 per affrontare problemi interni al suo regno. Nel 1182, Saladino consolidò la conquista della Siria con la cattura di Aleppo, anche se non riuscì a conquistare la roccaforte zengide di Mossul.
Sotto la guida personale di Saladino, l'esercito ayyubide sconfisse i crociati nella decisiva battaglia di Hattin nel 1187, aprendo la strada alla riconquista musulmana della Palestina dai crociati, che si erano insediati 88 anni prima. Anche se il Regno di Gerusalemme, come regno crociato, avrebbe continuato ad esistere per un periodo prolungato, la sconfitta subita ad Ḥaṭṭīn segnò una svolta nel suo conflitto con i poteri islamici della regione. Per questo, Saladino è diventato una figura di spicco nella cultura musulmana, araba, turca e curda. Nel 1193 morì a Damasco, dopo aver devoluto gran parte della sua ricchezza ai suoi sudditi. Saladino è sepolto in un piccolo mausoleo adiacente alla Moschea degli Omayyadi.