Savoia-Marchetti S.M.79

Savoia-Marchetti S.79
La 193ª Squadriglia in missione su Malta (1941)
Descrizione
Tipobombardiere
aerosilurante
Equipaggio6
CostruttoreBandiera dell'Italia Savoia-Marchetti
Bandiera dell'Italia Macchi
Bandiera dell'Italia Reggiane
Bandiera dell'Italia AUSA
Data primo volo2 settembre 1935
Data entrata in servizio1936
Data ritiro dal servizio1959 (Libano)
Utilizzatore principaleBandiera dell'Italia Regia Aeronautica
Esemplari1 218
Costo unitarioL. 1 326 500
Altre variantiIAR 79
Dimensioni e pesi
Tavole prospettiche
Lunghezza15,60 m
Apertura alare21,20 m
Altezza4,60 m
Superficie alare61,70
Peso a vuoto6 800 kg
Peso carico10 500 kg
Capacità combustibile3 320 L
Propulsione
Motore3 radiali Alfa Romeo 126 RC.34
Potenza750 CV (552 kW) ciascuno
Prestazioni
Velocità max430 km/h a 4 000 m
Velocità di stallo130 km/h
Velocità di salitaa 4 000 m in 13 min 15 s
Corsa di decollo275 m
Atterraggio350 m
Autonomia1 900 km
Tangenza7 000 m
Armamento
Mitragliatrici3 Breda-SAFAT calibro 12,7 mm e
due Lewis calibro 7,7 mm
Bombefino a 1 250 kg
Siluricalibro 450 mm
da 876 kg (versione S.79S)

i dati sono estratti da Dimensione Cielo 4: Bombardieri[1]

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Il SIAI-Marchetti S.M.79 Sparviero era un trimotore ad ala bassa multiruolo, inizialmente progettato come aereo da trasporto civile veloce. Negli anni 1937-39 stabilì 26 record mondiali e fu - per un certo periodo - il più veloce bombardiere medio del mondo.[2] Costruito in legno, tela e metallo, si riconosceva per la tipica "gobba" dietro l'abitacolo, che ospitava la mitragliatrice da 12,7 e il relativo armiere.

La presenza di tale gobba ha creato nella pubblicistica italiana il mito del nomignolo "gobbo maledetto", definito come usato dai piloti della RAF ma che ancora oggi non risulta debitamente asseverato da nessun documento italiano o inglese degli anni del conflitto, nomignolo che tuttavia viene acriticamente ripreso in alcune pubblicazioni.[3][4] Fu impiegato per la prima volta nella guerra civile spagnola nelle file dell'Aviazione Legionaria italiana.

La Regia Aeronautica lo impiegò durante la seconda guerra mondiale in tutto il teatro del Mediterraneo, prima come bombardiere (ruolo per il quale venne progressivamente sostituito dal CR.D.A. Cant.Z.1007 bis) e poi come trasporto veloce di passeggeri; in mancanza di un valido velivolo espressamente concepito per il ruolo, la Regia Aeronautica fu costretta ad impiegare lo Sparviero anche come aerosilurante.[5] L'aeronautica romena (FARR), dove fu costruito anche su licenza in una versione bimotore, lo impiegò con successo sul fronte orientale. L'S.M.79 restò in servizio, in Italia, fino al 1950 e fu uno dei velivoli italiani costruiti nel maggior numero (circa 1.300) di esemplari.[6]


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